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Riflessioni sul tardo antico e alto medioevo

https://controhistoria.wordpress.com/2017/04/22/discussione-sul-tar...

https://controhistoria.files.wordpress.com/2017/04/europe_at_the_death_of_justinian_i_in_565.jpg?w=462&h=330 462w, https://controhistoria.files.wordpress.com/2017/04/europe_at_the_de... 150w, https://controhistoria.files.wordpress.com/2017/04/europe_at_the_de... 300w" sizes="(max-width: 231px) 100vw, 231px" />Il problema di determinare la fine dell’Antichità é assai difficile e ma alquanto affascinante. Henri Pirenne, uno storico oggi dai più criticato colse invece il punto centrale: l’Islam rappresentò una rottura. Del resto é così anche a Bisanzio ove il VII secolo d.C fu un’epoca buia e di rottura. Molti infatti fanno iniziare la fase bizantina solo nel VII secolo d.C e lo stesso Ostrogorsky produce soltanto un breve riassunto per l’epoca 324-610 d.C. In effetti dal momento della “caduta” della parte occidentale dell’Impero Romano per proseguire fino ai secoli VII e VIII sarebbe opportuno usare un sostantivo più adatto, e non quello semplicistico di “inizio del Medio Evo“, trattandosi, specie per i primi due secoli, di epoca prettamente “post imperiale“, almeno fino alle guerre gotiche. Normalmente si usa il termine  “tardo antico“, anche se erroneamente lo si fa partire dal 284 d.C, dunque troppo presto. Il “vero” Medioevo però inizia solo con VII/VIII secolo e finisce fra il 1400 e il 1450 (fino ad arrivare alla data simbolica del 1492, l’anno della scoperta dell’America, data limite specie nei testi scolastici), considerando comunque di avere in mezzo la cesura dell’anno Mille e, più tardi, quella minore, del 1200.

Curioso notare che vi é un autore radicale che voleva abbandonare l’idea stessa di Medioevo e poneva l’Antichità sino all’anno 1000 e l’inizio del mondo moderno verso la metà dell’XI secolo: era Warren Hollister. Hollister nel 1992 propose questa suddivisione della Storia occidentale, eliminando il Medio Evo:

  • Antichità classica, sino a fine II secolo d.C
  • Tarda Antichità, fine II-XI secolo d.C
  • Europa tradizionale (o pre-moderna), XI-fine XVIII secolo d.C
  • Civiltà occidentale moderna, fine XVIII-metà XX secolo
  • Occidente post-moderno, da metà XX secolo (che chiaramente dovrebbe comprendere l’Asia del Pacifico)

Secondo Bowersock, Brown e Grabar (1999/2001), il Tardo Antico andava da c.a 250 a c.a 800 d.C. Secondo Gonzalo Fernández 2002 l’Antichità ebbe termine fra 717 e 762 d.C; il Califfato omayyade è ancora tardo-antico, quello abbaside non più.

La fine dell’Antichità fu posta in:

  • 325 d.C CAH, 1° edizione
  • 395 d.C 1838, Francia di Louis-Philippe
  • 410 d.C Flavio Biondo [ora si torna a darle importanza]
  • 476 d.C Niebuhr, divenuta tradizionale
  • 529 d.C
  • 565 d.C Ernst Stein, implicitamente
  • 641 d.C
  • 698 d.C implicitamente in Pirenne (che non dà una data esatta)

Secondo Fowden (2014):

  • Tarda Antichità “corta” (più comune), c.a 300-600 d.C
  • Tarda Antichità “lunga”, c.a 200-800 d.C
  • Tarda Antichità nel saggio di Bowersock, Brown e Grabar (2001), c.a 250-800 d.C

Liebeschuetz nel 2001 pone la fine della Tarda Antichità in c.a 750 d.C (in linea con Peter Brown). Fowden propone il 1000 circa (enfatizzando la separatezza del Primo Millennio).

E’ opportuno ricordare che il 698 d.C (data implicita in Pirenne) é la presa definitiva di Cartagine da parte degli arabi; data simbolica e di una certa rilevanza. Cartagine, già nemica di Roma e debellata, e poi parte delle due Rome e del loro mondo (quella romano-pagana prima e quella romano-cristiana poi) da allora in poi diventerà parte di un mondo, quello islamico, nemico della nuova Roma e della nuova Europa cristiana in fieri (neo-romana attraverso il Pontificato) in quell’Africa romana che aveva visto Sant’Agostino e dove da allora in poi, divenuta Ifriqiya, si reciterà il Corano.

Ma ci sono anche altre questioni da menzionare sulla fine del Medievo. Alcuni storici della cultura mettono come “argine” alla classicità la fine della continuità della scuola latina del quadrivio e del trivio, collocabile tra il 455 (invasione di Roma da parte dei Vandali) e la fine dello stesso secolo, facendo una grande opera di provocazione ma non spiegando come mai la “latinità” abbisognerà di ben più di due generazioni per morire. D’altro canto Le Goff si vanta di riuscire a dimostrare che il Medioevo non finisce prima del 1789, abolendo l’Età Moderna. La nozione di “Tardo Antico” salva gli ultimi romani, ma non ci salva dalla anomia. Quindi Pirenne mi sembra che centri il punto, inserendo, peraltro, una cesura che altri non considerano: quella geografica. Focus sul quale tornerà anni dopo Lucien Febvre che nel 1944, a Parigi, dice che l’Europa (concetto sconosciuto alla romanità) nasce quando si trova orfana di Asia ed Africa. Condizione di distacco che arriva solo davvero con l’Islam.

Pirenne quindi, ha di sicuro centrato il punto. Finché Alessandria, Antiochia, Cartagine furono parte di una stessa civiltà con la futura Europa, anche se non più di uno stesso Stato (e ciò avvenne per le prime due da Alessandro, per la seconda dal 146 a.C al più tardi) allora non può ancora esserci “Medioevo” nel senso comune, e quindi i termini proposti “Tardo Antico”, “età post-imperiale”, “erà romano-barbarica” non sono applicabilici e la ricerca del termine rimane esercizio linguistico che cozza però con l’elemento storiografico.

Bernard Lewis lo spiega chiaramente: la nuova amministrazione di Mu’awiya si servì della allenata burocrazia siro-bizantina per gestire il rilascio delle Qata’i e del rilascio della complessa tassazione Ommayade (Kharag,Us’r,Gizya ecc). Gli Ommayadi continuarono ad operare con denaro bizantino (in parte riconiato, ma in parte frutto di importazione di moneta mediante commerci) e lo stesso Pirenne ricorda che merci esclusivamente mediorientali, come il papiro, o alcune spezie e tessuti, continuarono almeno fino a metà del VIII secolo a fluire verso l’Europa. Ma appunto perchè si trattava sostanzialmente di commercio TRA stati diversi e non DENTRO società simili, la teoria “pirenniana” assume tanta più cogenza.

I dubbi sul termine permangono ancora riflettendo sul fatto che durante le guerre gotiche, nel 541 d.C vi fu per l’ultima volta un console “privato”, Fl.Basilius che assunse i fasces a Costantinopoli; poi il consolato sarà vacante. Secondo Pagi (fine XVII secolo) ed Ernst Stein (anni 1930’), il consolato verrà solo più assunto, dai Sovrani, in queste occasioni:

  1. 1/1/566 d.C, Giustino II;
  2. 1/1/568 d.C, Giustino II (secondo una fonte di Capua, altrove é fantasma);
  3. Tiberio il nuovo Costantino il 1/1/579 d.C;
  4. Maurizio, il 25/12/583 d.C;
  5. Maurizio e il figlio Teodosio Augusto, il 6/7/602 d.C;
  6. Foca, il 25/12/603 d.C (o 602 ?);
  7. Eraclio, il 14/1/611 d.C;
  8. Eraclio il nuovo Costantino (poi Costantino III) il 1/1/632 d.C; si discute se lo assunse Costante II il 1/1/642 d.C

Poi il gloriosissimo consolato, con più di 100 anni di Storia cessò di essere assunto,anche se fu contato automaticamente per l’Imperatore regnante (ad esempio al VI Concilio Ecumenico di Costantinopoli del 680-681 d.C, Costantino IV é definito nel 27° anno di regno e nel 13° anno di consolato in quanto per il regno contavano dall’elevazione all’Augustato nel 654 d.C e per il consolato contavano dal 668 d.C quando divenne Imperatore effettivo e dunque ipso facto, senza bisogno di cerimonie (assunzione dei fasces davanti a “tutto” il popolo). I suoi fratelli, poi detronizzati, pur Augusti dal 659 d.C, infatti non avevano anni di consolato; in un certo senso avere il consolato era ciò che permetteva di definirsi, a pluralità di Imperatori, l’IMPERATORE VERO); vero l’anno 800, neppure quello e a Bisanzio medievale hypatos=console diventerà un titolino di corte.

E’ anche vero, sviscerando la discussione, come fa anche Ranke,che sia inutile discettare della fine di una carica simbolica. Nella misura in cui le uniche cariche davvero dirimenti dentro la tarda romanità erano i “Magister Militum“, che salvano la formale indipendenza di Roma più e più volte, di una carica come quella consolare. E’ quindi giusto ritenere che la migrazione verso Est e la grecizzazione siano state vere cesure dello spazio Bizantino, e che quindi la destituzione del consolato sia più la testimonianza della “bizantinizzazione” della esperienza romana orientale, che il segno della fine della romanità.

Resta quindi aperta la questione sulla termine per definire il periodo che abbiamo preso in analisi e come abbiamo ben visto non si tratta solo di una discussione semantica, visto che autori di notevole rilevanza non concordano fra di loro, anche con gustosi distonie temporali.

Comitato Scientifico ControHistoria

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