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Isabella d'Este, «la prima donna del mondo»

La marchesa di Mantova seppe coniugare cultura e politica con sorprendente abilità. Durante le reggenze per conto del marito e del figlio riuscì a mantenere l'indipendenza del piccolo stato mantovano grazie alle sue doti diplomatiche e nel contempo ad arricchire le sue straordinarie collezioni d'arte


Isabella d'Este è una figura centrale del Rinascimento italiano ed europeo. Durante la sua vita (morì a sessantacinque anni, un'età considerevole per l'epoca) ebbe modo di conoscere tutte le più importanti figure politiche del tempo ‒ papi, imperatori e capi di stato ‒ e con le sue commissioni artistiche contribuì in gran parte a creare il patrimonio rinascimentale italiano.

Ritratto di Isabella d'Este di Tiziano, 1535. Oggi questo dipinto è conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna

Ritratto di Isabella d'Este di Tiziano, 1535. Oggi questo dipinto è conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna

Foto: Pubblico dominio

Marchesa di Mantova

La primogenita del duca di Ferrara Ercole I d'Este nacque il 17 maggio 1474 e insieme alla sorella Beatrice e al fratello Alfonso ‒ che divennero rispettivamente duchessa di Milano e duca di Ferrara ‒ crebbe in una corte di grande rilevanza politica e culturale. Anche per favorire le sue prospettive matrimoniali, ricevette un'educazione a tutto tondo, impartita dai più grandi maestri dell'epoca e facilitata dalla sua straordinaria memoria. La piccola Isabella conosceva la lingua, la storia e la letteratura greca e latina, che amò moltissimo e che ebbero un grande impatto sulle sue scelte di collezionista; ma fu anche un'ottima cantante, danzatrice e musicista, soprattutto del liuto, il suo strumento preferito, e a corte ebbe occasione di discutere di arte e letteratura e di acquisire una notevole sottigliezza politica.

A soli sei anni fu promessa in sposa al marchese della vicina Mantova, Francesco II di Gonzaga, e nel 1490, all'età di sedici anni, entrò nella città come marchesa, portando una dote di 25mila ducati. Ai festeggiamenti parteciparono ben 17mila ospiti. La giovane sposa fu presto lasciata sola dal marito, che era capitano di ventura e doveva spesso assentarsi per le frequenti guerre che laceravano l'Italia rinascimentale. A farle compagnia rimase l'amatissima cognata Elisabetta Gonzaga, moglie del duca d'Urbino Guidobaldo da Montefeltro. Per tutta la vita Isabella scambiò con lei un fitto carteggio: è anche grazie a queste lettere, conservate insieme ad altre nell'archivio di Mantova per un totale di 30mila missive, che oggi è possibile ricostruire così puntualmente le vicissitudini di questa dama e i suoi scambi con le grandi eminenze dell'epoca.

Ritratto di Elisabetta Gonzaga attribuito a Raffaello, Galleria degli Uffizi

Ritratto di Elisabetta Gonzaga attribuito a Raffaello, Galleria degli Uffizi

Foto: Pubblico dominio

L'abilità politica

Il matrimonio con Gonzaga non fu sempre idilliaco. Oltre alle frequenti assenze del marito e alle sue numerose amanti (tra cui le malelingue dell'epoca fecero figurare anche la cognata d'Isabella, Lucrezia Borgia), a crucciare la marchesa contribuiva anche il fatto che per molti anni non riuscì a dare a Mantova un erede. Nel 1493 la nascita della primogenita Eleonora la turbò al punto che scelse di affidarne l'educazione alla cognata Elisabetta, che non aveva figli. Quando finalmente nel 1500 nacque un figlio maschio, Federico, per celebrare l'evento volle come suoi padrini niente meno che l'imperatore e il figlio del papa, Cesare Borgia. Solo due anni dopo, nel 1502, quest’ultimo avrebbe spodestato da Urbino i duchi Elisabetta e Guidobaldo, che si rifugiarono a Mantova. Fu solo grazie alle doti diplomatiche d’Isabella che le ambizioni del Borgia si arrestarono prima delle mura del marchesato.

Le tensioni con il marito erano legate anche a vicende politiche. Nel 1509 Mantova entrò a far parte della lega di Cambrai, un'alleanza europea guidata dal nuovo papa Giulio II contro la potente repubblica di Venezia, per la quale Francesco era stato in passato comandante in capo dell'esercito. Durante la campagna contro la Serenissima il marchese fu fatto prigioniero e tenuto in ostaggio per quasi un anno. Fu in questo frangente che Isabella dimostrò la sua straordinaria abilità politica.

Rimasta sola come reggente del piccolo stato, la donna dovette fronteggiare Venezia da un lato, ma anche gli alleati di Mantova, Milano e la Francia, che con la scusa di mandarle degli aiuti militari per controllare il territorio avrebbero potuto occupare il marchesato da un momento all'altro. Isabella poteva contare solo sulle proprie doti diplomatiche per salvaguardare lo stato e ottenere la liberazione del marito. Ci riuscì nel 1510, concedendo che l'amato primogenito Federico andasse in ostaggio alla corte del papa per garantire che Francesco, liberato, non si alleasse con i veneziani. Malgrado questo straordinario successo, il marito era convinto che Isabella avesse temporeggiato apposta per rimanere al potere in sua assenza, e al suo ritorno a Mantova la allontanò dalla politica.

Francesco II Gonzaga, marito di Isabella

Francesco II Gonzaga, marito di Isabella

Fonte: Pubblico dominio

La sua seconda reggenza avvenne tra il 1519 e il 1521, quando alla morte di Francesco resse il governo di Mantova per conto del figlio Federico, ancora minorenne. Per dedicarsi alla propria città come desiderava, all'età di quarantacinque anni si rimise a studiare: apprese nozioni di architettura, agricoltura e industria, e imparò molto dai precetti contenuti ne Il principe di Niccolò Machiavelli, che aveva conosciuto di persona. Quando però Federico raggiunse la maggiore età, spinto forse anche dalla rivalità tra la madre e la propria amante, Isabella Boschetti, la estromise ancora una volta dalla gestione dello stato.

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L'amore per l'arte

Negli anni seguenti Isabella scelse quindi di dedicarsi alle sue grandi passioni: il mecenatismo e il collezionismo. Fin dai suoi primi anni a Mantova aveva ospitato artisti del calibro di Raffaello Sanzio, Andrea Mantegna (che fu pittore di corte), Ludovico Ariosto, che sotto la sua protezione scrisse l'Orlando Furioso, e Baldassarre Castiglione. La donna fu ritratta due volte da Tiziano e commissionò un dipinto a olio a Leonardo da Vinci, che però le fornì soltanto un disegno preparatorio.

Leonardo da Vinci, 'Ritratto di Isabella d'Este', 1500 circa

Leonardo da Vinci, 'Ritratto di Isabella d'Este', 1500 circa

Foto: Pubblico dominio

Oltre all'intrattenimento di corte, Isabella si dedicò anche alla creazione di un proprio "studiolo" privato: una stanza in cui coltivare il proprio amore per l'arte raccogliendovi dipinti, libri, orologi, gioielli e pietre preziose, statue dal gusto classicheggiante, bassorilievi e monete. La decorazione delle stanze fu affidata a Mantegna, Perugino, Lorenzo Costa e Correggio, secondo un programma pittorico ideato dalla stessa Isabella. Uomini di cultura di tutta Italia furono attratti dall'arte racchiusa in questo studiolo senza precedenti, che venne presto imitato in altre corti. I rapporti con tali influenti figure potevano avere un grande valore politico, specie per uno stato minore come quello di Mantova. Fu per esempio l'intervento di Baldassarre Castiglione presso il papa a convincerlo a fare di Federico Gonzaga il capitano generale della Chiesa nel 1521.

«La prima donna del mondo»

I numerosi viaggi in cerca di nuove opere da acquisire per le sue collezioni portarono Isabella a Roma proprio poco prima del sacco imperiale del 1527. In quell'occasione la donna aprì le porte di palazzo Colonna per dare rifugio a circa duemila nobildonne e nobiluomini romani contro la furia dei lanzichenecchi, che risparmiarono quel solo edificio sotto le indicazioni del loro comandante Ferrante Gonzaga, figlio minore della marchesa.

Lorenzo Costa, 'Isabella d'Este nel regno di Armonia': allegoria della corte di Mantova dipinta per lo studiolo di Isabella

Lorenzo Costa, 'Isabella d'Este nel regno di Armonia': allegoria della corte di Mantova dipinta per lo studiolo di Isabella

Foto: Pubblico dominio

L'ultimo grande successo politico della donna fu quello di persuadere l'imperatore Carlo V a nominare suo figlio Federico il primo duca di Mantova, che nel 1531 passò così da marchesato a ducato. Negli ultimi anni Isabella proseguì i propri viaggi e continuò ad arricchire le sue collezioni, e non abbandonò nemmeno la politica, che seguitò a esercitare nella tenuta di Solarolo, in Romagna, in cui istituì un vero e proprio governo. Morì il 13 febbraio 1539, all'età di sessantacinque anni. Niccolò da Correggio la definì «la prima donna del mondo» e nell'Orlando Furioso Ludovico Aristo la omaggiò con questi versi:

D'opere illustri e di bei studî amica,
Ch'io non so ben se più leggiadra e bella
Mi debba dire, o più saggia e pudica,
Liberale e magnanima Isabella,
Che del bel lume suo dì e notte aprica
Farà la terra che sul Menzo siede

(Ludovico Ariosto, Orlando Furioso XIII, 59)


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