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Come combattere la natura altamente invasiva dell'Albero del Paradiso

Questa famigerata pianta tende ad imporsi sulla vegetazione nativa formando fitti boschetti, secernendo le sue tossine nel terreno e ospitando una serie di insetti invasivi nocivi.

PUBBLICATO 23 MAR 2021, 11:23 CET
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L'albero Ailanthus altissima, noto anche come ailanto o albero del paradiso, è tanto affascinante quanto invasivo.

FOTOGRAFIA DI UNIVERSAL IMAGES GROUP NORTH AMERICA LLC / DEAGOSTINI, ALAMY

Non sono molti gli alberi che possono vantare un aspetto appariscente come Ailanthus altissima, noto anche come ailanto o albero del paradiso, una pianta decidua con foglie pennate, corteccia grigio chiaro e semi che si tingono dei colori del tramonto.

Ma al di fuori della Cina, suo Paese natio, questa pianta si è guadagnata anche il soprannome di “albero dell’inferno”, dovuto alla sua natura altamente invasiva: cresce fino a quasi un metro l’anno riproducendosi mediante polloni sotterranei e attraverso le centinaia di migliaia di semi che ogni pianta produce tutti gli anni.

UNA TELECAMERA HA FILMATO UN ALBERO PER UN ANNO
Una telecamera installata nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise ha filmato un albero per 365 giorni. La zona è stata visitata da una miriade di animali, compresi orsi, cervi, cinghiali, lupi e tassi.

Questa famigerata pianta tende ad imporsi sulla vegetazione nativa formando fitti boschetti e secernendo le sue tossine nel terreno. Inoltre i suoi fiori emettono un odore sgradevole; non ha predatori naturali e ospita una serie di insetti invasivi nocivi, come Lycorma delicatula.

Da quando un gruppo di orticoltori entusiasti l’ha introdotto negli Stati Uniti quasi 240 anni fa come albero da ombra e nuova specie botanica, l'Ailanthus si è diffuso in tutti gli Stati Uniti, ad eccezione di sei Stati, e ha preso piede in tutti i continenti tranne l’Antartide. 

Ma potrebbe esserci una nuova arma per contenere questa specie, che è una delle più invasive del continente.

Gli scienziati hanno recentemente identificato un fungo in grado di uccidere questa specie di albero: un organismo microscopico chiamato Verticillium nonalfalfae, probabilmente nativo della regione che corrisponde a Pennsylvania, Virginia e Ohio.

“Sembrava che questa pianta non avesse punti deboli fino a quando non abbiamo scoperto questo fungo” spiega Joanne Rebbeck, botanico in pensione dello USDA Forest Service (Servizio forestale del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti), che ha studiato gli effetti del fungo sull’Ailanthus.

Gli scienziati stanno ora conducendo esperimenti con l’uso del fungo praticando tagli sul tronco delle piante e iniettandovi direttamente il patogeno. 

I risultati di uno studio, pubblicato a settembre 2020 sulla rivista Biological Control, rivelano un’“elevata efficacia” del fungo nel controllo dell’Ailanthus.

Sarebbe un sogno che si avvera per gli ecologi che mirano a preservare gli ecosistemi nativi e la diversità degli insetti ma gli scienziati devono prima accertarsi che l’introduzione del fungo non abbia effetti collaterali e non crei problemi ancora più grandi.

Dal rospo delle canne in Australia al Larinus planus negli Stati Uniti occidentali, la storia insegna che sottovalutare i rischi ecologici del controllo biologico — ovvero l’uso di un organismo vivente per contenerne un altro — può avere serie conseguenze.

Un “diffusore di insetti”

L’Ailanthus è una piaga per tutte le foreste del Nord America, dove soppianta le specie autoctone, come ad esempio la quercia rossa, oltre a danneggiare le infrastrutture e i terreni agricoli, distruggere le reti fognarie, le superfici pavimentate e le fondamenta degli edifici.

Questa pianta è in grado di prosperare in aree colpite da incendi, in zone fortemente influenzate dall’azione dell’uomo, come quelle circostanti le autostrade, e una volta che attecchisce, è quasi impossibile da eradicare. L’Ailanthus può crescere fino a quasi due metri e mezzo nel suo primo anno di vita, moltiplicandosi nel frattempo mediante polloni e attraverso le centinaia di migliaia di semi che ogni albero produce e che vengono sparsi dai venti. Il suo arco di vita può arrivare a un secolo e la sua altezza a oltre venti metri. 

È inoltre una specie allelopatica ovvero che inibisce la crescita di altre piante nelle immediate vicinanze mediante il rilascio di particolari sostanze chimiche nel terreno.

Gli unici modi che attualmente hanno gli agricoltori e i gestori di terreni per combattere l’Ailanthus sono l’uso di potenti erbicidi e l’abbattimento periodico degli alberi

Ma “già dopo un anno le piante si presentano ancora più folte e vigorose” afferma Rachel Brooks, dottoranda presso il Virginia Tech’s School of Plant and Environmental Science e coautrice dello studio del 2020. “Contenere l’espansione di questa specie è dispendioso e richiede molta manodopera”.

Ailanthus altissima - Image ID: PBBKB1 (RF)

L’Ailanthus si è diffuso in sei continenti e 44 Stati degli USA.

FOTOGRAFIA DI STUDIO75, ALAMY

A complicare ulteriormente le cose si aggiunge il fatto che l’Ailanthus ospita altre specie invasive, come la cimice asiatica e Euwallacea validatus, due insetti che hanno danneggiato le foreste americane, per non parlare di molte colture commerciali, come quelle di mele e pesche.

Ma l’insetto maggiormente attratto dall’Alianthus è Lycorma delicatula, uno degli insetti invasivi più prolifici e dannosi del Nord America. Questo variopinto fulgoride attacca le piante infestanti con sciami di migliaia di esemplari nutrendosi della loro linfa per poi passare ad altre piante agricole.

“Sono entrambe specie originarie della Cina quindi c’è un collegamento di specie native” spiega Kristen Wickert, altra coautrice dello studio del 2020, entomologa e fitopatologa del Dipartimento di agricoltura del Virginia Occidentale che ha anche il ruolo di coordinatrice delle attività statali legate a Lycorma delicatula.

Risultati promettenti

Nel 2002 uno scienziato notò nell’area centro-meridionale del Pennsylvania una zona in cui gli alberi del paradiso stavano stranamente morendo: le foglie erano evidentemente appassite e secche. Sei anni dopo, nel 2008, nella Tuscarora State Forest erano già morti 8.000 alberi. Studiando gli alberi morti, gli scienziati sono riusciti a identificare la causa: Verticillium nonalfalfae.

Questo fungo uccide l’Ailanthus infettandolo con la malattia dell’avvizzimento vascolare, ovvero sostanzialmente ostruendo il sistema vascolare della pianta, che quindi muore per mancanza d’acqua. La pianta inizia lentamente ad appassire, depositando le spore fungine sul terreno, dove il ciclo vitale di V. nonalfalfae ricomincia.

“Non uccide solo il singolo albero, ne uccide l’apparato radicale e le piante [di Ailanthus] vicine, diffondendosi in maniera evidente” afferma Brooks.

Per testare se V. nonalfalfae danneggia altre piante oltre l’Ailanthus, nel maggio del 2017 Brooks, Wickert e altri ricercatori hanno tracciato 12 aree forestali dominate dall’Ailanthus in Virginia e Pennsylvania. Poi hanno scelto in maniera casuale 656 piante, alle quali è stato inoculato il fungo spruzzandone le spore dentro incisioni praticate sul tronco. Nei mesi successivi, il decadimento delle piante è stato documentato con fotografie e misurazioni a intervalli regolari.

È stato rilevato che il fungo ha ucciso gli Ailanthus ma non ha attaccato altre specie, il che ha portato i ricercatori a ipotizzare che le piante locali abbiano sviluppato meccanismi di difesa nei confronti di V. nonalfalfae di cui l’Ailanthus è sprovvisto.

La sicurezza prima di tutto

Prima di lanciare il fungo all’attacco, gli esperti vogliono essere sicuri che non rappresenti un rischio per altre piante, per la fauna selvatica e per i raccolti in altri Stati in cui potrebbe essere alloctono.

Raghavan Charudattan, fitopatologo in pensione che ha avviato l’azienda di biotecnologie BioProdex, ha dedicato cinquant’anni allo studio di modi per controllare le piante infestanti con funghi e altri tipi di controllo biologico. Charudattan ha recentemente ricevuto finanziamenti dall’USDA per studiare l’uso di V. nonalfalfae contro l’Ailanthus.

“Il mio lavoro consiste in particolare nel testare una serie di colture note per essere sensibili ad altre specie di Verticillium” che possono includere granoturco, ravanelli e patate, afferma Charudattan. Egli stima che potrebbero essere necessari fino a tre anni per avere le autorizzazioni necessarie a rendere il fungo disponibile sotto forma di prodotto commerciale.

Esiste un precedente per prodotti di questo tipo: il DutchTrig, usato per combattere la grafiosi dell’olmo, una grave forma di infezione che colpisce le piante in Europa e in Nord America, causata da diversi funghi della famiglia delle Ophiostomataceae. I ricercatori hanno scoperto che iniettare Verticillium albo-atrum, un fungo dello stesso genere di V. nonalfalfae, ha avuto un effetto simile a quello di un vaccino per gli olmi, stimolando il meccanismo di difesa naturale delle piante e proteggendole da altri funghi patogeni. Il prodotto è disponibile in almeno sette Paesi.

Scott Salom, entomologo forestale presso il Virginia Tech che ha lavorato con Brooks e Wickert, avverte che la scoperta di un antagonista naturale di questa specie di alberi è solo il primo passo nel recupero degli ecosistemi danneggiati.

Oltre a eliminare le specie invasive, gli scienziati e i governi dovrebbero collaborare al ripristino dei paesaggi nativi, afferma, che a loro volta supportano la biodiversità degli insetti e il prosperare di mammiferi autoctoni.

“Non basta trattare gli alberi e guardarli morire, dobbiamo accertarci che le piante locali riprendano piede” afferma Salom.

“Da un punto di vista ecologico, è molto importante avere una visione d’insieme e seguire tutto il processo”.

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Creat de altmariusclassic Dec 23, 2020 at 11:45am. Actualizat ultima dată de altmariusclassic Ian 24, 2021.

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