Settantotto anni il 31 agosto 2016, un’icona, una gloria, una realtà: Wieland Kuijken – componente di una “generosa” dinastia belga che tanto ha dato sta dando alla musica – tiene in tasca la storia della riscoperta del repertorio “antico”. In fatto di viola da gamba, poco prima di lui, e poco come lui. Chi l’ha ascoltato in coppia con Jordi Savall – il Savall di qualche anno fa – mentre i due condividono le opere di Monsieur de Sainte-Colombe non può aver dimenticato. Chi non l’ha ancora fatto non perda altro tempo: i dischi in commercio o in rete ci sono: e lì si vola altissimi. Qui Wieland torna a Marin Marais: lo fa in “dialogo” con la viola da gamba di Mieneke van der Velden (una sua ex-allieva al Conservatorio Reale dell’Aia che ha già alle spalle un’impressionante serie di collaborazioni eccellenti: Koopman, Jacobs, Herreweghe, Rousset, Junghänel...) e la tiorba di Fred Jacobs (studi con Anthony Bailes, co-fondazione del Locke Consort e collaborazioni con il Gabrieli Consort & Players, The Parley Instruments...). Dal Livre I de Pièces de viole (1686-1689) ascoltiamo due Suites per due viole e basso continuo (in re minore e in sol maggiore): testimonianza di un linguaggio musicale di raffinatezza, originalità, creatività, perizia tecnica, complessità e pure immediatezza espressiva dai pochi paragoni. Pezzo forte l’ampio e vertiginoso Tombeau de M. Meliton (anch’esso un allievo di Sainte-Colombe scomparso nel 1680) che chiude la Suite in sol maggiore con la struggente immagine di Marais che dialoga alla viola da gamba con l’apparizione/ricordo dell’amico scomparso. Dieci minuti di musica che lasciano il segno e ti dicono più di dieci saggi su cosa per quel tempo era la musica. Un cd d’altri tempi, quando fare musica antica era prima di tutto sostanza, rispetto, scoperta, stupore, missione, chiarezza, opposizione e crescita, poi, ma solo poi, anche intrattenimento e forse possibilità di successo e guadagno.
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