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Le bandiere ottomane come bottino da guerra. A Pisa le icone delle vittorie cristiane

chiesa_di_santo_stefano_pisa_jacopo_ligozzi_il_ritorno_dei_cavalieri_di_santo_stefano_da_lepantoIn pochi sanno che nella Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri a Pisa sono custoditi alcuni cimeli provenienti dalle vittorie della Marineria cristiana contro la flotta ottomana. Molti sono i trofei di guerra presenti nella chiesa, ed in particolare una serie di preziosissime bandiere turche facenti parte dei bottini di guerra degli scontri durante le battaglie navali avvenute nel XVI e nel XVIII secolo, battaglie a cui hanno partecipato i guerrieri dell’Ordine di Santo Stefano, fra cui ovviamente la notoria Battaglia di Lepanto. In rete abbiamo trovato un paio di documentatissimi saggi da cui attingiamo sia per l’apparato iconografico che per l’apparato storico.

Brevi cenni sull’Ordine di Santo Stefano

(tratto da La chiesa di Santo Stefano dei cavalieri in Pisa ed il Sacro Ordine Militare Cavalleresco di Santo Stefano del Prof. Alessio Varisco)

L’Ordine Militare e Cavalleresco di Santo Stefano Papa e Martire fu fondato a Pisa da Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana. L’Ordine fu approvato il 1° ottobre 1561 da Papa Pio IV e stabilì che l’Ordine osservasse i dettami della Regula Benedicti. Il Pontefice chiese altresì che fosse fregiato della croce rossa a spicchi con punte lanceolate e si chiamasse “Ordine di Santo Stefano Papa e Martire” in onore alla vittoria sulla città di Siena durante la battaglia condotta da Cosimo il 2 agosto 1554, appunto nel giorno della festa del Santo. Il primo Gran Maestro dell’Ordine di Santo Stefano fu Cosimo e poi i suoi successori, i Granduchi di Toscana. La dedica a Santo Stefano Papa e Martire deriva dal giorno della vittoria di Cosimo nella Battaglia di Montemurlo (2 agosto 1537). Il Nunzio Pontificio Mons. Cornaro nel Duomo di Pisa -durante durante una solenne e suggestiva cerimonia-vestì solennemente Cosimo I de’ Medici, per se e per i suoi discendenti, dell’Abito di Gran Maestro del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire. Era la mattina del 15 marzo 1562 e si consacrò la nascita –plateale e scenografica- dell’Ordine mediceo. La solenne cerimonia d’investitura di Cosimo I ebbe luogo nel Duomo di Pisa, sede della cattedrale in quanto l’edificazione della Chiesa Conventuale -ove poi avvennero tutte le successive grandi cerimonie dell’Ordine- venne iniziata dal Vasari nel 1565 e completata nel 1569. L’inizio dell’Ordine è segnato dalla partecipazione a battaglie di difesa –come già descritto dalle finalità-, ma la più grande e significativa partecipazione dell’Ordine di Santo Stefano fu Battaglia di Lepanto del 1571 cui fattivamente prese parte sostenendo l’impresa con ben dodici galere. La flotta -guidata dal Generale Pontificio Marc’Antonio Colonna- concorse a sconfiggere l’armata turca –in maniera determinante-, e stette nel Mediterraneo fino ai primi decenni del Settecento, quando alcuni dei cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano intervennero alla crociata in Morea del 1716 – 1719.

fonte web: http://www.antropologiaartesacra.it/ALESSIO_VARISCO_PISASantoStefan...

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Le bandiere turche all’interno della Chiesa

(tratto da La chiesa di Santo Stefano dei cavalieri in Pisa ed il Sacro Ordine Militare Cavalleresco di Santo Stefano del Prof. Alessio Varisco)

santo_stefano_dei_cavalieri_inside_06L’edificazione della chiesa venne principiata dal Vasari il 17 aprile dell’anno del Signore 1565. Leonardo Bitossi ne lavorò i marmi e il pietrame della Golfolina. Il direttore di cantiere fu Davide Fortini -che diresse i lavori- capomastro Domenico Celli di Lucca. La chiesa fu consacrata il 21 dicembre 1569. L’erigendo tempio sorge nel luogo ove la storica chiesa di Sebastiano alla Fabbriche Maggiori, in cui i Ghibellini avevano tenuto consiglio per deporre il Conte Ugolino della Gherardesca dalla carica di Capitano del Popolo. La chiesa –già con una bolla papale del 7 luglio 1562- venne officiata come Collegiata, Monsignor Francesco Perignani -canonico pisano- fu il Primo Priore della chiesa. In origine la chiesa si presentava ad una sola nave; le due laterali furono giunte nel sec. XVII e solo nel 1867 vennero adibite al culto. La chiesa di Santo Stefano all’interno è costituita da una armoniosa navata e da due navate laterali. Ciò che colpisce l’attenzione del visitatore è la monumentalità, la ricchezza delle decorazioni, delle suppellettili e delle bandiere. Numerosi i cimeli che testimoniano le gesta eroiche gesta dei Cavalieri, nonché la grande quantità opere d’arte e d’ingegno di artisti illustri e celebrati.

toscana_pisa9_tango7174Alle pareti dell’aula principale, sono collocati tre frammenti in legno policromo di galera toscana da parata dei Cavalieri di Santo Stefano. Da un’imbarcazione da parata provengono i frammenti scultorei disposti in controfacciata e lungo la parete destra, in legno policromo, in cui sono scolpite espressive figure di schiavi turchi mischiati ad animali ed armi, della fine del XVII secolo. I legni riccamente intagliati, con schiavi turchi incatenati, draghi e trofei marinari e guerreschi, rappresentano le fiancate e la porta poppiera. Sono opera di Santi Santucci, detto il Santino (Sec. XVII), pisano, maestro d’intaglio sotto il Granduca Ferdinando II. Altri frammenti di galera raffiguranti aquile araldiche e teste di moro, sono collocate alle pareti della navata centrale.

fiamma-da-combattimento-delEssendo andati perduti i “Libri delle prede” dell’Ordine, dagli antichi elenchi di bandiere è difficile identificare i singoli vessilli esistenti nella chiesa. Le bandiere furono certamente conquistate tra la fine del sec. XVI e la fiine del XVIII. Molto interessanti: il vessillo (fiamma di combattimento turca) issato sulla nave ammiraglia di Ali’ Pascia’ alla battaglia di Lepanto, il 7 ottobre 1571. Fu assalita e conquistata dalla “Capitana” e dalla “Grifona” che facevano parte del gruppo di dodici galere dell’Ordine Stefaniano, che parteciparono a quella storica battaglia. In alto sono collocati otto fanali di navi turche del secolo XVI e del sec. XVIII, in rame dorato. Altra bellezza, questa chiesa è un vero scrigno –dall’architettura vasariana, alla facciata marmorea, agli interni-, è certamente il soffitto ligneo intagliato che reca episodi scolpiti nel 1604: Ludovico Cardi “Vestizione a Gran Maestro dell’Ordine di Cosimo I”; Jacopo Ligozzi “Il ritorno della flotta dell’Ordine dalla battaglia di Lepanto” (foto di copertina in alto); Cristofano Allori (1577-1621) “L’imbarco di Maria de’ Medici per andare sposa ad Enrico IV re di Francia”; Jacopo Chimenti detto l’Empoli (1554-1640) “Vittoria nell’arcipelago greco”(nel 1602 sei triremi stefaniane sconfissero quattro galere turche). Altri episodi del soffitto ligneo del 1605: Jacopo Ligozzi “L’espugnazione della città di Prevesa”; nel 1613 venne completato da Jacopo Chimenti con “L’espugnazione di Bona”.

fonte web: http://www.antropologiaartesacra.it/ALESSIO_VARISCO_PISASantoStefan...

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Le spade dell’Islam

(tratto da Miracoli (islamici) della visione, a cura di Marco Piccolino e Nicholas J. Wade)

bandierabisertaLa bandiera della Biserta è una delle bandiere della Chiesa dei Cavalieri che attira  immediatamente lo sguardo del fedele-visitatore non solo per la sua bellezza, ma anche per le sue grandi dimensioni (oltre sette metri di lunghezza). La tradizione vuole che essa sia stata catturata il 20 luglio 1675 sulla nave ammiraglia (la “Padrona”) della flotta tunisina di Biserta dai Cavalieri di Santo Stefano al comando di Camillo Guidi di Volterra, durante uno scontro avvenuto in prossimità dell’Isola d’Elba (ma la cattura potrebbe essere avvenuta nel 1628 in tutt’altre circostanze, seppur non vi sono dubbi della provenienza da una della navi principali della flotta di Biserta). L’immagine completa a sinistra permette di cogliere l’aspetto di spada a doppia punta dell’insieme della bandiera, mentre il dettaglio a destra mette in evidenza alcuna degli elementi utilizzati dall’artista per definire i contorni nell’ambiguità viso-vaso ed altri aspetti della simbologia figurativa.

ottomanapisaLa spada a doppia punta è rappresentata in altri casi in forme diverse da quella della bandiera di Biserta, come è particolarmente evidente in un altro vessillo, pure appartenente alla collezione pisana, catturata sulla nave ammiraglia di Alessandria, nel 1602. A sinistra, una delle bandiere ottomane della Chiesa dei Cavalieri si Santo Stefano, in cui è raffigurata la spada a doppia punta, la zul-fikar, simbolo della fede e della guerra santa dell’Islam. La decorazione della bandiera è in parte basata su iscrizioni arabe, con forti riferimenti religiosi, e in particolare su un versetto dalla “Sura delle donne” con l’allusione al premio che Allah riserva a chi muore combattendo per la fede.  In questa seconda versione la spada presenta un’evidente affinità visiva con uno strumento geometrico – il compasso. Un’affinità che è comunque evidente anche nella bandiera di Biserta, nei  due elementi che sono al di sotto dei profili dei visi, ben visibili nel dettaglio della bandiera, a destra.  La somiglianza di una spada con uno strumento geometrico di grande importanza militare, com’era il compasso all’inizio dell’era moderna, ha un significato emblematico. Tra Cinque e Seicento l’esito delle battaglie cominciava a dipendere sempre meno dal coraggio individuale di prodi cavalieri che combattevano con le loro spade. In guerre che si avviavano a divenire tecnologiche diventavano sempre più importanti le rilevazioni e i calcoli geometrici di cui il compasso militare era un emblema. Tra queste la determinazione della distanza e della posizione dei nemici, calcoli balistici sulle gittate dei cannoni, prospezioni planimetriche, rilevamenti cartografici e navali. Questo trend della tecnologia militare non era ovviamente limitato alle sole armate islamiche. Dalla parte cristiana una simile trasformazione è documentata in un modo metaforico dal fatto che i primi compassi militari (come il “radio latino” cosiddetto dal nome dell’inventore Latino Orsini) avevano la forma di pugnali e spade, e potevano – all’occasione essere in effetti utilizzati come armi.

Fonte web: http://www.fondazionemacula.it/divagazioni/miracoli-islamici-della-...

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