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La villa romana di Scampia: un tesoro da proteggere

villa romana di Scampia

A Scampia, quartiere periferico di Napoli, svetta tra il traffico cittadino e le aiuole verdeggianti ciò che rimane di un’antica villa extraurbana: la villa romana di Scampia, risalente al I-II sec. d.C.

La “villa” in epoca romana

La villa, in epoca romana, era un’unità insieme abitativa ed economica: con questo s’intende che essa rappresentava sia una “dimora” che un centro di lavoro. Le ville, dunque, non sorgevano in città, ma lì dove si poteva coltivare e allevare il bestiame, cioè in campagna.

Ogni villa aveva, così, una pars urbana, cioè un settore residenziale, arredato come le domus di città, e una pars rustica, cioè un quartiere riservato alla servitù o impiegato per la lavorazione e la custodia dei prodotti coltivati. La sua estensione, si può immaginare, non era esigua.

Si deduce dunque che la villa era molto più di una semplice dimora; capitava, infatti, che il padrone si recasse raramente in campagna, lasciando la gestione al servus vilicus, una sorta di “schiavo-capo”.

La villa romana di Scampia: la campagna di Neapolis

Ugualmente funzionò anche per la città di Neapolis, che poteva vantare una regione definita “felix” già dagli antichi, per com’era fertile e lussureggiante.

È in questo contesto che va collocata la villa romana di Scampia: essa è una dimora di età imperiale che sorgeva nelle antiche campagne di Neapolis. Il padrone, dunque, abitava ufficialmente in città, dentro le mura, ma si sosteneva economicamente attraverso i lavori svolti nella villa.

Le strutture rinvenute

villa romana di Scampia
La targa apposta dal Comune di Napoli

I resti rinvenuti, infatti, sono proprio quelli relativi alle zone “di servizio”, cioè destinate alla lavorazione delle messi. Esse non presentavano grandi decorazioni, ma erano rivestite da intonaco grezzo, perché non fungevano da zona di rappresentanza del padrone.

Sono visibili anche resti di mura curvilinee in opus reticulatum: per la forma e per la struttura del muro, si pensa che esso facesse parte di un impianto termale, di cui molte ville erano dotate.

La villa romana di Scampia, inoltre, presenta due livelli: uno superiore e uno inferiore. Il livello superiore coinciderebbe con l’antico piano di calpestio, mentre il livello inferiore presenta anche le fondazioni dell’intera struttura.

La storia della villa, infine, parrebbe più lunga di quanto pensiamo: i resti risalgono senza dubbio ad un periodo a cavallo tra il I e il II sec. d.C., ma tracce di esposizione al fuoco sul piano superiore fanno pensare ad un utilizzo anche in età tardo-antica, come avvenne pure per la villa di Licinio Lucullo a Napoli.

La tutela dei resti archeologici

villa romana di Scampia
La villa: si intravede l’opus reticulatum

La villa è stata scoperta casualmentedurante i lavori urbani attuati a Scampia a metà degli anni ’70, finalizzati alla costruzione delle palazzine e della via dove oggi si colloca la villa, via Galimberti.

Già a causa dell’azione delle ruspe, alcuni ambienti della villa andarono purtroppo perduti, probabilmente una cisterna e alcune decorazioni che sarebbero confermate da testimonianze autoptiche; ma anche per i trent’anni successivi la villa romana di Scampia, anziché essere valorizzata, fu abbandonata a se stessa, quasi fosse un mucchio di pietre rinvenuto casualmente.

È stato grazie all’intervento di associazioni locali, nonché grazie all’aiuto del Gruppo Archeologico Napoletano, che la villa ha recentemente vissuto una nuova stagione d’oro, con studi approfonditi e una tutela che la rende un’attrattiva del quartiere.

Questo, tuttavia, non dev’essere un traguardo, ma un obiettivo da rinnovare sempre: ancora recentemente, nel 2013, la villa è stata oggetto di atti di vandalismo, e le sue mura sono state imbrattate con l’uso di bombolette spray.

Alla luce di questo episodio è dunque ancora più necessario comprendere il valore artistico della villa romana di Scampia, un vero e proprio tesoro alla periferia di Napoli, e farne un punto di partenza per scorgere, al di là delle “Vele”, un’abitazione ben più antica che parla di storia, ricchezza, cultura.

Alessia Amante

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