di Valerio Cappelli
Pubblichiamo in esclusiva lo short film Lascia ch’io pianga, protagonista il mezzosoprano Joyce DiDonato. Oltre al video, il progetto War and Peace. Harmony Through Music prevede un disco pubblicato da Warner Classics - Erato e una tournée (prima data a Londra il 21 novembre). Guerra e pace: un concept album di musica barocca che la cantante statunitense, 47 anni, ci racconta.
Come ha selezionato le arie e quali rappresentano al meglio le speranze di pace e la disperazione della guerra?
«Questa musica vive da secoli e mentre sceglievo le arie del cd, mi colpiva il fatto che molte di esse toccassero le stesse tematiche che affrontiamo ai nostri giorni. So che la storia tende a ripetersi, ma pensavo “Cosa ci vorrà perché impariamo dagli errori del passato?”. Händel, Purcell e Jommelli ci indicavano la strada, mostrandoci la futilità e l’orrore della guerra esteriore (“Scene di orrore”) come dei conflitti interiori (“Pensieri”) e mi sono sentita quasi costretta a fare qualcosa. Alcune delle arie (Lascia ch’io pianga, Cara Speme) avevo sempre desiderato registrarle e mi hanno ispirato a seguire il tema “War and Peace”. Altre arie sono prime registrazioni mondiali (Leo, Jommelli) e mi hanno convinto per questo particolare progetto: credo abbiano portato una speciale carica di vitalità e sorpresa a questo album. Altre ancora (They tell us, Crystal Streams) sono nuove per me e mi hanno sedotto nell’ottica di questo disco. Mi sono follemente innamorata di Purcell, che alle mie orecchie suona incredibilmente fresco e moderno».Perché la musica barocca si adatta così bene al tema Guerra e Pace?
«Il Barocco mostra i conflitti dell’animo umano e li illumina con particolare forza, anche il conflitto tra volontà di guerra e di pace. La forma col “da capo” di molti di questi brani consente per lunghezza e ampiezza di entrare in profondità nel viaggio interiore di questi personaggi sia che cerchino vendetta (Sesto) o combattano con i loro lati oscuri (Agrippina). Ma quello che credo questa musica riesca a fare meglio di qualsiasi altra è esprimere un completo senso di desiderio (Lascia ch’io pianga!). Credo che questo desiderio di pace e serenità sia qualcosa a cui molti di noi anelano in questo momento».
Il barocco è stato il primo “campo di battaglia” per introdurre il mondo degli affetti e dei sentimenti nella musica. Ma perché ha ristretto il campo, sul tema della guerra e della pace, ad arie barocche, dal momento che canta anche altri repertori?
«Dal punto di vista pratico l’ho fatto perché stavo realizzando il disco con Il Pomo d’oro, un’orchestra barocca, diretta da Maxim Emelyanychev e quindi la scelta del repertorio era ovvia. Ma personalmente è un genere che mi parla nel profondo e avrei potuto ricavare anche altri due o tre cd solo da questo particolare argomento! Sviluppare il viaggio psicologico di questi personaggi, ci dà il tempo di penetrarne i processi mentali, permettendoci forse di esaminare e comprendere meglio anche i nostri».
Lei canta Jephta, «scene d’orrore, scene d’angoscia che sorgono dalle ombre e agli abissi riempiono la notte di nuovo sgomento»: cosa le fa pensare?
«Descrive perfettamente e in modo bellissimo l’orrore, l’oscurità, la disperazione del clima di guerra, sia esteriore sia interiore… Ecco perché ho cominciato il disco con Händel, perché volevo iniziare nel buio totale e nell’oblio del conflitto per cercare di mostrare la (possibile) strada verso la pace. L’angolare, quasi violenta forma della musica questo lo coglie perfettamente».
È vero che il progetto del cd ha preso forma dopo la strage di Nizza? Dove era lei quella sera, cosa ricorda…
«Ero seduta al mio pianoforte a Kansas City e stavo lavorando al repertorio di questo album, che era nato in un’altra forma, ma una volta che quelle terribili notizie cominciarono ad arrivare, avevo bisogno della musica perché mi aiutasse a elaborare tutto quello che stava succedendo. Sul mio leggio c’erano anche altre arie (Cara Speme, Da tempeste il legno infranto, il lamento di Didone When I am laid in earth) e dritto davanti a me vidi sorgere il tema del disco: era “War and Peace”».
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