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Victor Hugo, lo scrittore ribelle in nome dell'umanità

Indignato dalla miseria e dalle ingiustizie del suo tempo, fra cui la pena di morte, nel 1851 il grande scrittore francese si ribellò al colpo di Stato di Napoleone III


Victor Hugo è senza ombra di dubbio il più celebre degli scrittori francesi, autore di un’opera immensa e variegata che incarna il XIX secolo e il suo movimento. I suoi romanzi più famosi, Notre-Dame de Paris e I miserabili, vengono costantemente ripubblicati, tradotti e adattati. Simbolo del romanticismo sociale, Hugo incarna anche la coscienza di una Francia umanista, repubblicana e democratica.

Ritratto di Victor Hugo realizzato da Leon Joseph Florentin Bonnat (1879). Casa di Victor Hugo, Parigi

Ritratto di Victor Hugo realizzato da Leon Joseph Florentin Bonnat (1879). Casa di Victor Hugo, Parigi

Foto: White Images / Scala, Firenze

Nato nella località francese di Besançon nel 1802, figlio di un generale, Victor Hugo si renderà conto del suo destino letterario già in giovane età. A 14 anni, scrive nel suo taccuino: «Voglio essere o Chateaubriand o niente». L’anno successivo partecipa a un concorso di poesia promosso dall’Académie Française e nel 1821, a soli 19 anni, pubblica la sua prima antologia: Odi. Nel giro di pochi anni si impone come principale rappresentante della giovane generazione romantica. Amico di Charles Nodier, frequenta in questi anni i circoli dell’epoca. Nella sua abitazione di Notre-Dame-des-Champs si riunisce un gruppo di giovani ansiosi di dare senso alla propria esistenza. In quel periodo non è tanto la poesia, ma il teatro ad affascinare Hugo. Il prologo di Cromwell, dramma teatrale pubblicato nel 1827, è un vero e proprio manifesto in favore del dramma romantico.

Nel 1830, Victor Hugo proclama come obiettivi «la libertà nell’arte, la libertà nella società»

Leader rivoluzionario

Come tutta la gioventù intellettuale dell’epoca, Hugo è monarchico: in origine, il romanticismo era fortemente marcato dalla religione e dalla controrivoluzione. Ma la fine del decennio del 1820 segna un punto di inflessione, così come l’inizio di una conversione progressiva verso il liberalismo. Nel 1829, Hugo pubblica L’ultimo giorno di un condannato a morte, un’acerba critica sulla pena di morte, che diverrà da allora una delle più grandi battaglie della sua vita. Un anno dopo, scriverà nel prologo di Hernani: «La libertà nell’arte, la libertà nella società, ecco il duplice fine cui devono tendere tutti gli spiriti logici e coerenti». In questo testo definisce esplicitamente il romanticismo come «liberalismo in letteratura».

L’impiccato. Disegno di Victor Hugo. 1854. Museo Victor Hugo, Parigi

L’impiccato. Disegno di Victor Hugo. 1854. Museo Victor Hugo, Parigi

Foto: Akg / Album

Risale al 1830 la celebre “battaglia di Hernani”, una memorabile disputa che ebbe luogo alla Comédie-Française: un gruppo di giovani esaltati si lanciò in difesa del nuovo dramma di Hugo e affrontò tutti quelli che mettevano in discussione l’audacia formale dell’opera. Capeggiato da Théophile Gautier, l’ “esercito romantico” – che vide schierati in prima linea Alexandre Dumas, Hector Berlioz e Gérard de Nerval – avviò l’attacco contro l’ordine prestabilito. «Questi gruppi di giovani lottavano per un ideale, per la poesia e per la libertà nell’arte con un entusiasmo, un valore e una dedizione che non si vedevano da molto tempo», scrive Gautier nella sua Histoire du romantisme. Abbandonando l’ideale mistico e controrivoluzionario che caratterizzava la prima fase del romanticismo, i giovani artisti si riuniscono sotto la bandiera liberale e riconoscono nella figura di Victor Hugo un leader indiscutibile. Pochi mesi più tardi scoppia la rivoluzione delle “Tre giornate gloriose” (Rivoluzione di luglio, 1830), che rovescia il regime autoritario e clericale di Carlo X e porta al potere Luigi Filippo d’Orléans. Dumas, che lotterà sulle barricate, incita i giovani all’insurrezione.



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Riconosciuto da tutti come il leader del movimento romantico, Victor Hugo si concentra sul cambiamento della sua produzione. Nel 1831, il romanzo Notre-Dame de Parisavvicina il tema della città gotica e delle sue trasgressioni, lasciando intravedere quella che sarà la fonte di ispirazione per la stesura de I miserabili. I problemi sociali e la crisi urbana sono temi che generano una forte inquietudine. Hugo, eletto membro dell’Académie Française all’inizio del decennio del 1840, concepisce quello che sarà il suo capolavoro, un romanzo che inizialmente decide di intitolare Les Misères. Inoltre, l’insuccesso del suo ultimo dramma, I burgravi, lo porta ad abbandonare definitivamente il teatro. Deve anche affrontare la morte della figlia diciannovenne, Léopoldine, annegata nel 1843 durante una gita in barca.

Hugo è sempre più coinvolto nella politica e nel 1845 viene nominato pari di Francia; abbraccia gli ideali liberali e si unisce al gruppo parlamentare della sinistra dinastica. Quando nel 1848 scoppia una nuova rivoluzione, lo scrittore, dopo alcune esitazioni, concede il suo appoggio al nuovo regime repubblicano. Nonostante ciò, contrario alla violenza e al radicalismo, condanna l’insurrezione operaia del giugno 1848. Il suo impegno è innanzitutto umanista e liberale. Infatti sostiene l’abolizione della schiavitù proclamata dall’amico Victor Soelcher, difende i diritti delle donne e dei bambini e fa dell’educazione per tutti un principio politico. «Aprire una scuola è chiudere una prigione».

Jean Valjean salva Cosette dalle grinfie di Thénardier. Episodio de I miserabili in un’incisione di Émile Bayard. Museo Victor Hugo, Parigi

Jean Valjean salva Cosette dalle grinfie di Thénardier. Episodio de I miserabili in un’incisione di Émile Bayard. Museo Victor Hugo, Parigi

Foto: Akg / Album

L’esilio di Guernsey

Hugo crede in un’umanità capace di porre fine alla miseria e alle disuguaglianze, e il mezzo per arrivare a questo risultato è la Repubblica Universale, quegli Stati Uniti d’Europa che tanto anela. Durante le elezioni presidenziali del 1848 appoggia la candidatura di Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, ma quando questi, nel 1851, attuando un colpo di Stato proclama l’Impero, Hugo vi si oppone con forza. Rifugiatosi a Bruxelles, definisce l’atto come «un crimine» e rivolge violente critiche contro il «piccolo Napoleone». Sentendosi minacciato anche in Belgio, decide di rifugiarsi nelle Isole del Canale, prima a Jersey e poi a Guernsey.

Lì, nella sua residenza di Hauteville House, Hugo proferisce anatemi contro la Francia imperiale. La sua intensa spiritualità si trasforma in misticismo. La sua posizione è ora quella di un nuovo profeta, un intermediario fra Dio e gli uomini, nunzio di un nuovo mondo. Poesia e politica si uniscono in un progetto che anela alla rigenerazione degli uomini e dei popoli. Nella soffitta della sua casa, Hugo scrive da solo, in piedi, di fronte al mare.

Rifiutate tutte le proposte di amnistia, ritornerà in Francia solo nel 1870, in seguito alla caduta del Secondo Impero. Di fronte alla nuova rivoluzione popolare della Comune di Parigi, prima condanna il movimento e poi la sua sanguinosa repressione da parte del governo. Hugo viene eletto senatore nel gennaio del 1876; si trasformerà in una figura tutelare, un’icona vivente della Repubblica restaurata.

Ritratto di Victor Hugo con illustrazioni di due sue opere: "I Miserabili" e "Novantatré"

Ritratto di Victor Hugo con illustrazioni di due sue opere: "I Miserabili" e "Novantatré"

Foto: Lebrecht / Cordon Press

 

Il 22 maggio del 1885 muore di congestione polmonare; le sue ultime parole saranno: «Io vedo la luce nera!». L’Assemblea Nazionale decide di onorarlo con funerali di Stato. Sarà tumulato nel Panthéon, che da quel momento accoglierà i resti delle grandi figure della Repubblica francese.

Simbolo della Francia

Victor Hugo è stato definito come un «gigante del pensiero», dotato di uno straordinario potere creativo. Scrisse migliaia di pagine, affrontò qualsiasi genere – poesia, dramma, romanzo, pamphlet, saggio filosofico – e fu anche un grande disegnatore. Per lui, l’arte acquisiva senso soltanto se veniva caricata di un senso sociale o politico, se intonava la voce della libertà. Il suo capolavoro in ambito poetico, La leggenda dei secoli (1859), corrisponde a un’epopea che racconta la lenta ascesa verso il progresso e la luce: «L’Uomo si eleva dall’Oscurità alle Idee». Grande visionario, Hugo si considerava coscienza e portavoce dell’umanità e in questa prospettiva è necessario considerare le sue diverse posizioni ideologiche in favore delle libertà individuali, dell’educazione per tutti, dei diritti dei bambini, dell’emancipazione delle donne, della pace e degli Stati Uniti d’Europa. È così che il giovane poeta monarchico dell’inizio del secolo si trasforma nell’autunno della sua vita nel difensore e nel simbolo della Repubblica Universale.

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