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Un tesoro in Germania: la Cappella Palatina di Aquisgrana (Aachen)


Concepita da Carlo Magno come cappella privata all’interno del suo Palazzo residenziale, è oggi parte integrante della Cattedrale e svetta alta sui tetti della città di Aquisgrana (Aachen), sul confine Occidentale della Germania, a pochi passi dal Belgio e dai Paesi Bassi.

Interno Cappella di Aquisgrana,
Interno Cappella di Aquisgrana, fonte @A_Different_Perspective on Pixabay

La sua realizzazione si deve a Oddone da Metz, architetto di corte, ed a Eginardo, sovrintendente alle fabbriche ed alle imprese artistiche carolingie. Ci vollero poco meno di vent’anni per terminarla, dal 786 all’804 e venne consacrata l’anno successivo da Papa Leone III.

Tale cappella identifica la parte più antica della Cattedrale e si presenta con una struttura perfettamente geometrica, ovvero con un corpo ottagonale di 31 m. d’altezza e 16 m. di diametro. La scelta di avere un’architettura a pianta ottagonale non è affatto banale, soprattutto in un periodo così simbolista come il Medioevo. Da sempre, infatti, il numero “8” è riconducibile a diversi significati, tra cui la Resurrezione di Cristo, l’equilibrio cosmico, l’eternità, l’immensità della volta celeste e l’infinito. Non a caso venne spesso utilizzato come unità di misura nelle realizzazioni architettoniche medievali, assieme ai suoi multipli e nel corso del tempo fece da modello per le costruzioni delle epoche successive, come nei Battisteri. Per questo motivo, la Cappella di Aquisgrana viene spesso associata ad esempi quali la Basilica di San Vitale a Ravenna e la Moschea di Santa Sofia a Istanbul, le quali hanno caratteristiche strutturali e decorative simili tra loro.

Interno Cappella di Aquisgrana (2)
Interno Cappella di Aquisgrana, fonte @A_Different_Perspective on Pixabay

Anticamente posto di seguito ad un porticato oggi scomparso, l’ingresso è preceduto dal Westwerk, ovvero un corpo di fabbrica tipicamente carolingio – spesso inquadrato entro due torri scalari (con scale al loro interno) – che delimita la loggia sporgente posta al primo piano dalla quale l’Imperatore Carlo Magno si mostrava al popolo acclamante.

Esterno Cattedrale e Cappella di Aquisgrana
Esterno Cattedrale e Cappella di Aquisgrana, fonte @CEphoto, Uwe Aranas

All’interno, la struttura si sviluppa in verticale ed è suddivisa in quattro piani:

  • il pian terreno presenta un deambulatorio anulare che gira tutt’attorno al corpo centrale, scandito da archi a tutto sesto e da basse volte a crociera, decorato con diversi marmi policromi;
  • subito sopra si trova il matroneo, ovvero il piano riservato alle donne, con logge e trifore, dove, in corrispondenza del loggione esterno, è posto il trono di pietra dell’Imperatore Carlo Magno, cosicché potesse assistere alle funzioni religiose da una posizione privilegiata;
  • salendo ancora un piano si trova un secondo deambulatorio più basso, scandito dal ritmo delle trifore e con volte decorate a mosaico;
  • l’ultimo piano è quello su cui poggia la grande cupola riccamente decorata con un prezioso mosaico, un tempo raffigurante “Cristo in trono attorniato dagli angeli dell’Apocalisse“, oggi, purtroppo perduto. Quello attuale venne rifatto nel XIX secolo da una bottega veneziana, ma, fortunatamente, possiamo farci un’idea del soggetto originale grazie ad un disegno Seicentesco realizzato da Giovanni Ciampini (1633-1698) tratto dalla sua opera “Vetera Monimenta” del 1690.
Mosaico cupola Cappella di Aquisgrana
Mosaico cupola Cappella di Aquisgrana, fonte @A_Different_Perspective on Pixabay

Lampadario di Federico Barbarossa nella Cappella di Aquisgrana
Lampadario di Federico Barbarossa nella Cappella di Aquisgrana, fonte @A_Different_Perspective on Pixabay

In corrispondenza della cupola, all’altezza del primo piano, si può ammirare l’originale lampadario bronzeo raffigurante la “Gerusalemme Celeste”, donato alcuni secoli dopo da Federico Barbarossa e da sua moglie. Nel 1165 lo stesso Imperatore svevo fece traslare le ossa di Carlo Magno, posizionandole in un sarcofago di marmo finemente decorato. Successivamente, nel 1215, suo nipote Federico II decise di far realizzare un prezioso scrigno in oro ed argento che contenesse le sacre spoglie, tutt’ora conservato nella Cattedrale di Aquisgrana.

Scrigno con le ossa di Carlo Magno nella Cattedrael di Aquisgrana_Wikimedia3
Scrigno con le ossa di Carlo Magno nella Cattedrael di Aquisgrana_Wikimedia3

Leggenda vuole che nell’anno 1000, a circa due secoli dalla morte di Carlo Magno, Ottone III volle scendere nelle cripte della Cattedrale per far visita alla tomba dell’Imperatore e raccontò che il suo corpo ergeva seduto su di un trono, ancora in perfetto stato di conservazione, come se Egli fosse ancora vivo, vestito con abiti regali, con il capo cinto dalla sua corona d’oro, lo scettro in mano ed i vangeli sul grembo.

“Entrammo dunque da Carlo. Egli non giaceva disteso come gli altri defunti, ma, quasi fosse vivo, stava seduto su un trono. Era incoronato con una corona d’oro; teneva uno scettro nelle mani coperte da guanti che le unghie, crescendo, avevano perforato. (…) una volta entrati nella tomba, sentimmo un profumo intensissimo. Lo adorammo, inginocchiandoci senza indugio. Subito l’imperatore Ottone lo rivestì di abiti bianchi, gli tagliò le unghie e restaurò tutto quello che s’era deteriorato intorno a lui. Invero, nessuna delle sue membra si era ancora disfatta putrefacendo: mancava soltanto un pezzettino della punta del naso, che subito Ottone fece rifare in oro. Estrasse un dente dalla bocca di Carlo, ricostruì il monumento e se ne andò.”, così come scrissero nel 1026 nelle Cronache di Novalesa.

Ottone III nella cripta di Carlo Magno nella Cattedrale di Aquisgrana
Ottone III nella cripta di Carlo Magno nella Cattedrale di Aquisgrana, fonte @A3YYDX on https://www.alamy.it/foto-immagine-ottone-iii-157980-2411002-sacro-...

Tra le installazioni originali, oltre al già citato lampadario, vi sono i parapetti bronzei del primo piano ed i portoni, anch’essi bronzei, con applicazioni leonine nella parte centrale.

Il forte simbolismo di questa architettura, il reimpiego di materiale di spoglio, l’attitudine a creare un certo legame con l’epoca grandiosa dell’antica Roma, da cui Carlo Magno riprende il nome per il suo Impero, rimanda chiaramente al mondo classico, alla sua potenza e magnificenza.

Carlo Magno, incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero a Roma il giorno di Natale dell’800, da Papa Leone III, realizzò quella che gli storici chiamano “Rinascita Carolingia”, ovvero un periodo florido durato circa 70 anni (814-742) che vide un vero risveglio politico e culturale di tutto l’Occidente.

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