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Rivoluzione Francese: le cause, le conseguenze, gli ideali

rivoluzione francese Napoleone Bonaparte

In questo articolo risponderemo alle domande più comuni riguardanti la Rivoluzione Francese. Ma, innanzitutto, che cos’è la Rivoluzione Francese? Si tratta di un evento che, secondo molti storici, segna la fine dell’età moderna e l’inizio di quella contemporanea, l’epoca in cui viviamo ancora oggi.

La Rivoluzione Francese segue di una quindicina d’anni la Rivoluzione Americana, è ispirata da ideali simili ma ricca di elementi di diversità. La sua importanza più che nella riuscita è legata alle sue conseguenze sul lungo periodo. Fu proprio la Rivoluzione Francese, infatti, a portare all’adozione in Europa di ordinamenti di stato liberale e democratico.

Che cos’è la Rivoluzione Francese?

La Rivoluzione Francese è uno degli eventi più importanti della Storia. Si tratta della prima rivoluzione in Europa a risultare non effimera, ossia che porta a risultati che rimangono stabili per un periodo di tempo considerevole.

Rivoluzione è un termine tratto dalle scienze naturali e indica il movimento di un corpo celeste intorno a un altro come, ad esempio, quello della Terra intorno al Sole. Il termine “rivoluzione” applicato alla Storia indica un grande stravolgimento che, in un determinato paese, porta al cambio dei governanti o, addirittura, della forma di governo.

Nel caso della Rivoluzione Francese, il popolo si ribella contro la monarchia. La Rivoluzione Francese porterà all’adozione di alcune idee illuministe nella gestione del potere diventando progressivamente più violenta, con la decapitazione del re e la caccia ai nobili.

Le premesse: perché inizia la Rivoluzione francese?

Quando scoppia la Rivoluzione, la Francia era governata da re Luigi XVI di Borbone. La società francese era una tipica società di “Antico Regime“, divisa in tre “stati”. Questo significa che la popolazione era divisa in tre categorie, ossia il clero (gli appartenenti alla Chiesa), la nobiltà e il “terzo stato“. Il terzo stato era una categoria eterogenea che comprendeva tutti coloro che non erano né sacerdoti né nobili, per cui includeva sia popolani che borghesi. La distinzione tra i vari stati era giuridica, ossia la nobiltà e il clero godevano di privilegi che gli appartenenti al terzo stato non avevano.

Intorno al 1780 la situazione delle finanze pubbliche era piuttosto difficile. Per poter far fronte al pagamento degli interessi sul debito sempre più crescenti, nel 1787 la monarchia avanzò la proposta di una nuova tassa senza esenzioni per nessuno, incontrando l’ovvia opposizione della nobiltà. Il re, pur di approvare la nuova tassa, cercò di usare la forza, attirandosi numerose proteste.

Luigi XVI seguiva il modo di governare tipico dell’Assolutismo francese introdotto dal Re Sole. Il re cercava, cioè, di imporre il proprio volere senza sottostare a limitazioni da parte di altri corpi politici. Ma, a differenza del ‘600, Luigi XVI non aveva la forza politica per gestire il paese secondo i principi dell’Assolutismo. Le proteste da parte della popolazione erano troppe per non essere ascoltate.

Per tale ragione Luigi XVI, in cerca di un appoggio nelle sue riforme, convocò l’Assemblea degli Stati Generali nel maggio 1789. L’Assemblea degli Stati Generali era costituita dai rappresentanti dei tre stati e aveva il compito di aiutare il re nella gestione del regno. Al suo interno, però, si votava non “per testa” ma “per stato”: ossia non si contavano i voti di tutti i deputati, ma ogni stato era rappresentato da un singolo voto. In un assemblea del genere nobiltà e clero, guidati da interessi simili, avrebbero sempre avuto la maggioranza, avendo due voti a disposizione.

Il terzo stato, però, non era più disposto a tollerare questa situazione. I suoi deputati proposero quindi modifiche al sistema di voto, rifiutate in blocco dalla nobiltà. Ciò fece solo aumentare la preesistente tensione sociale portando il terzo stato ad agire con la forza.

Il 9 luglio 1789 il terzo stato si autoproclamò dunque Assemblea nazionale costituente, ossia un corpo che aveva come obiettivo la stesura di una nuova costituzione francese.

Quando e come inizia la Rivoluzione Francese?

Presa della Bastiglia La presa della Bastiglia, tradizionale inizio della Rivoluzione Francese, di Jean-Pierre Houël

Stabilire con precisione il momento d’inizio di una Rivoluzione non è mai facile, ma gli storici sono riusciti a scegliere una data comune di riferimento. Per cui possiamo dire che la Rivoluzione Francese scoppia il 14 luglio 1789 con la cosiddetta Presa della Bastiglia. In quel giorno folle di popolani e borghesi presero, infatti, d’assalto la Bastiglia, prigione in cui si trovavano anche depositi di munizioni e polvere da sparo. Tale atto rappresentò una risposta a una situazione di tensione che durava da mesi a causa di un aumento spropositato del prezzo del pane, di una crescente disoccupazione e di diversi contrasti politici.

Quali sono gli ideali e le novità della Rivoluzione Francese?

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Di solito si riassume con il motto “Liberté, Égalité, Fraternité” l’insieme degli ideali che mossero la Rivoluzione Francese. Si dice che essa sia stata una rivoluzione “borghese”, in contrasto con la rivoluzione “operaia” avvenuta in Russia nel 1917. Ci sono ovviamente nette differenze tra le due rivoluzioni, ma riuscire a distinguere tra le idee “borghesi” e quelle “popolari” all’interno della Rivoluzione Francese non è cosa semplice e il dibattito tra gli storici è ancora aperto.

La Rivoluzione Francese è stata un evento così importante, dirompente e soprattutto nuovo per la storia del mondo che racchiudere in poche parole le sue conseguenze è estremamente riduttivo. Bisogna quindi basarsi sugli atti legislativi di quel periodo.

L’11 agosto l’Assemblea nazionale approvò l’abolizione del regime feudale. Cosa significasse non era chiaro: feudalesimo significava tutto e niente. Con questa parola i Francesi dell’epoca non intendevano ciò che intendiamo oggi, ma tutti gli odiati privilegi dei nobili, alcuni effettivamente ereditati del Medioevo, altri concessi durante l’Antico Regime.

Il 26 agosto l’Assemblea nazionale emanò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Ispirata alle idee illuministe, la Dichiarazione enuncia i diritti naturali dell’individuo (uguaglianza, libertà di espressione, di stampa, diritto di proprietà) che valevano, cioè, per tutti gli individui. A questo si aggiunge il principio della separazione dei poteri, l’idea di sovranità nazionale (il potere è del popolo e il re ne è soltanto un esecutore, una sorta di “funzionario” della nazione) e l’idea che la legge sia l’espressione della volontà generale e che solo questa definisca il modo in cui il popolo può e deve partecipare alla vita politica.

L’influenza delle idee illuministe riguardò soprattutto il sistema economico: l’Illuminismo prevedeva l’eliminazione o comunque la riduzione di tutti gli ostacoli al libero commercio. L’Assemblea abolì tutte le dogane interne, sciolse le corporazioni e istituì un libero mercato del lavoro.

L’Assemblea soppresse gli “stati”, divise il territorio francese in 83 dipartimenti e approvò una nuova legge elettorale nel 22 dicembre 1789 che conferiva il diritto di voto a tutti i cittadini maschi maggiorenni (da 25 anni in su) ritenuti economicamente indipendenti (escludendo quindi domestici, vagabondi, mendicanti e i più poveri), ossia circa 4,3 milioni di francesi. Inoltre introdusse un nuovo sistema di misure, quello che usiamo ancora oggi, che prevede il sistema metrico decimale e l’istituzione del chilo come unità di peso standard.

I rivoluzionari francesi colpirono pesantemente la Chiesa, dichiarandone tutti i beni
“a disposizione della nazione”. Nel luglio 1790 la cosiddetta “costituzione civile del clero” dispose l’elezione di parroci e vescovi da parte dei cittadini. In Francia per tradizione lo stato aveva sempre avuto un certo controllo sulla chiesa, ma l’Assemblea approvò queste decisioni senza consultarsi col clero francese e questo fu motivo di grandi contrasti.

La nascita di Destra e Sinistra

L’Assemblea nazionale si dedicò nei mesi successivi a preparare la Costituzione, un documento che avrebbe contenuto i principi fondamentali del nuovo stato francese.

I deputati eletti nell’Assemblea nazionale iniziarono a riunirsi sulla base di idee comuni: fu in questo periodo che nacque la distinzione tra Destra e Sinistra in politica, in base ai posti in cui si sedevano i deputati con tendenze analoghe. A Destra sedevano i più conservatori, favorevoli a salvaguardare i poteri del re, a Sinistra, invece, i più progressisti, favorevoli a cambiamenti radicali.

Questo dimostra anche l’assenza di un’unica linea comune: la storia della Rivoluzione è la storia di tante divisioni interne e di una continua lotta tra diversi schieramenti di rivoluzionari. Quali furono le novità della Rivoluzione Francese?

Quando nacque la Repubblica Francese?

In realtà la Repubblica Francese nacque solo 3 anni dopo lo scoppio della Rivoluzione. I rivoluzionari non hanno mai seguito un piano ben delineato e sono andati avanti per tentativi. Il re ha continuato a regnare, anche se con poteri fortemente ridotti, per circa due anni.

Dopo l’introduzione della Costituzione e l’elezione dei deputati della nuova Assemblea legislativa (che prendeva il posto dell’Assemblea nazionale francese), la Francia entrò in guerra contro le monarchie europee controrivoluzionarie. Le frange più estremiste, giacobini e girondini, presero il controllo della situazione: la conseguenza fu l’arresto del re nel 1792. Il 21 settembre di quell’anno nacque la Repubblica francese. L’anno dopo, con la decapitazione del re, la Rivoluzione prese una piega molto diversa.

Quanto dura la Rivoluzione Francese? Come finisce?

È difficile stabilire una data di fine per la Rivoluzione Francese. Sono gli storici a definire i limiti temporali dei fenomeni storici e ancora oggi le periodizzazioni della Storia sono oggetto di molti dibattiti.

L’inizio della Rivoluzione Francese può essere collocato il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia o il 5 maggio, con l’inaugurazione degli Stati Generali. La fine può essere collocata il
9 novembre 1799, col colpo di stato di Napoleone. Dopo diverse fasi tumultuose, l’ascesa e la caduta di Robespierre e l’istituzione del Direttorio, il potere ritorna nelle mani di una sola persona.

Ma Napoleone rappresenta una battuta d’arresto della Rivoluzione Francese o la sua prosecuzione? Anche su questo i dibattiti degli storici sono ancora vivi, a dimostrazione di quanto sia cruciale questo periodo.

Le conseguenze della Rivoluzione francese si faranno sentire per decenni. Ormai le sue idee si erano diffuse in tutta Europa e, invece di morire con la Rivoluzione, sopravvissero anche alla caduta di Napoleone e cambiarono per sempre il volto della politica europea.

Davide Esposito

Bibliografia

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