cultură şi spiritualitate
Poeta, scrittore, senatore, più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura che però non riuscì mai a vincere, interprete raffinato del conflitto tra fede e scienza, indagatore del modo in cui il cattolicesimo si preparava ad affrontare la modernità sul finire dell’Ottocento: Antonio Fogazzaro (Vicenza, 1842 - 1911) è stato uno dei più importanti scrittori italiani a cavallo tra XIX e XX secolo, autore di opere di grande impatto come Piccolo mondo antico, storia di una famiglia dinnanzi agli eventi che portarono alla seconda guerra d’indipendenza, o come Il Santo, che per il suo piglio modernista fu anche messo all’Indice.
C’è un rapporto forte che lega la figura di Antonio Fogazzaro all’abbazia di Praglia, antico monastero sui Colli Euganei la cui biblioteca, la Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Praglia, conserva oggi il Fondo Fogazzaro, che include l’intera biblioteca del grande scrittore, oggi accuratamente custodita dai quaranta monaci dell’abbazia, numero che rende la comunità monastica di Praglia una delle più folte d’Italia. La comunità di Praglia era stata soppressa nel 1867 (quando il Veneto fu unito all’Italia), a seguito delle leggi postunitarie che disponevano, appunto, la soppressione delle congregazioni religiose. I frati benedettini di Praglia sarebbero tornati nel loro monastero solo nel 1904: tra quanti si adoperarono per favorire il ritorno dei monaci a Praglia ci fu anche Fogazzaro, che ambientò proprio a Praglia alcune parti del suo romanzo Piccolo mondo moderno, il secondo libro della tetralogia di cui fanno parte Piccolo mondo antico, Il Santo e Leila. Nel frattempo l’abbazia, che doveva essere tutelata in quanto divenuta “Monumento Nazionale” subito dopo la soppressione, aveva conosciuto un periodo di forte degrado.
Il senso di desolazione e di abbandono viene bene evocato dalle pagine, nel momento in cui il protagonista si trova, da solo, nell’abbazia un tempo popolata di monaci: “Lì non c’era nessuno. Piero stette un pezzo a guardar il tremolare della pioggia fitta e minuta fuori del portico, sull’erba folta, sul pozzo elegante del Cinquecento, sull’alto fianco del monastero imminente a sinistra con le sue piccole finestre archiacute, con i finestroni dello scalone interno del Settecento, con gli archettini trilobati delle cornici di terracotta. Stette a guardare, a origliare. Nessun passo, nessuna voce. Richiamò al cuore tutti i suoi propositi buoni e si avviò a sinistra verso una porta socchiusa. L’aperse, ebbe una visione di svelte arcate, il senso di un pio, ammonitore pensiero antico, di una severa bellezza casta. Entrò e nulla più vide, nulla più sentì di quel gentile Quattrocento”. Era un ambiente ben familiare a Fogazzaro, che vi si era recato per la prima volta diversi anni prima, nel 1890.
Proprio nel 1890, quando Fogazzaro visitò per la prima volta l’abbazia di Praglia, “ne trasse un’impressione di desolazione e spoliazione”, ha scritto il direttore della Biblioteca di Praglia, Guglielmo Scannerini, “che si riflette nelle pagine del capitolo 2 di Piccolo mondo moderno. È nella commistione di accanimento ideologico e di interessi particolaristici, oltre che nell’inadeguatezza, anche di mezzi, del nuovo Stato unitario nel tutelare l’enorme patrimonio culturale e artistico confiscato agli enti ecclesiastici, che trova spiegazione l’incredibile ritardo dell’applicazione della normativa del 1866-1867 che istituiva i ‘Monumenti Nazionali’ all’Abbazia di Praglia, avvenuta soltanto dal 1899. La spoliazione delle opere d’arte e della biblioteca era ormai quasi completamente realizzata. Caso increscioso, e peraltro non unico”. Fogazzaro s’interessò al caso dell’abbazia e insieme ad altre personalità, tra le quali l’economista Luigi Luzzatti che era all’epoca ministro del tesoro del Regno d’Italia e pochi anni dopo sarebbe diventato presidente del consiglio, favorì il recupero del complesso monastico da parte dei benedettini, i quali, nel 1904, quando ripresero possesso del monastero non tardarono a ringraziarlo: “A nome di tutta la mia Comunità”, scriveva il nuovo abate, Beda Cardinale, pochi mesi dopo la data del rientro, il 26 aprile 1904, “Le porgo i più vivi ringraziamenti e L’assicuro che non ci dimenticheremo mai della parte grandissima che ha avuto nella riapertura di quest’abazia”.
Anche negli anni successivi Fogazzaro non smise di sostenere l’abbazia, e in particolare si adoperò proprio a ricostruire la Biblioteca del Monastero: in qualità di presidente della Deputazione preposta alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza dispose di donare i doppioni dell’istituto vicentino alla Biblioteca di Praglia, che dopo la soppressione era stata pesantemente depauperata, e lo stesso Fogazzaro non lesinò donazioni. Questo rapporto continuò anche dopo la scomparsa dello scrittore: gli eredi decisero infatti di donare a Praglia, nel 1948, un cospicuo nucleo formato da 800 libri e 1.300 opuscoli. Quest’ultima donazione, ha scritto lo studioso Paolo Marangon, “arricchì in modo significativo il patrimonio librario del monastero con testi rari e talora introvabili, ma soprattutto arrestò la dispersione della biblioteca privata dello scrittore, gravemente danneggiata dal bombardamento del 28 dicembre 1943, e grazie al paziente e meticoloso lavoro di catalogazione dei bibliotecari ne rese possibile la consultazione da parte degli studiosi del Fogazzaro, almeno per la sezione dei libri”.
Un gesto che ha dunque avuto come risultato un doppio effetto benefico: ha rimpinguato la collezione della Biblioteca di Praglia e ha fatto in modo che non andasse perduto il patrimonio librario su cui Fogazzaro aveva studiato e lavorato, e questo ha consentito agli studiosi che si sono avvicinati alla sua figura di avere una panoramica più completa sulla sua cultura, potendo indagare anche su temi poco affrontati anche dalla critica che fino ad allora s’era occupata di Fogazzaro, come lo spiritismo, l’evoluzionismo e il modernismo. Il lavoro è poi andato avanti: nel 2011, con la catalogazione degli opuscoli (che ha aperto ulteriori, inedite possibilità di studio su Fogazzaro, dal momento che dalla rassegna del materiale sono emerse ulteriori dimensioni del suo impegno pubblico e nuove informazioni sulle sue relazioni, risultando dunque come fonti preziose per far emergere il tessuto dei rapporti dello scrittore), è terminato il censimento dell’intero fondo che adesso è dunque pienamente accessibile a tutti. Un lavoro che ha anche concluso, ha scritto Marangon, un “cerchio simbolico di doni reciproci”, poiché “se il Fogazzaro va annoverato tra i protagonisti della rinascita dell’abbazia nei primi anni del Novecento, la comunità monastica ha dato negli ultimi decenni un contributo fondamentale al pieno recupero della sua biblioteca e quindi anche a una conoscenza più profonda della sua cultura e della sua biografia”.
La Biblioteca di Praglia fu fondata nell’XI secolo assieme all’abbazia, anche se abbiamo pochissime notizie sui primi tre secoli della sua storia. Pare che le dimensioni ridotte della comunità in epoca medievale, nonostante il cospicuo patrimonio fondiario posseduto dalla Biblioteca, non abbiano consentito la nascita di un vero Scriptorium. Sono giunti a noi pochi codici appartenuti al monastero: principalmente si tratta di testi legati alle necessità di uso quotidiano della comunità di Praglia. Il patrimonio crebbe con l’eredità dell’abate Antonio da Casale (1444) e dopo l’ingresso di Praglia nella Congregazione di Santa Giustina (1448). A seguito delle soppressioni napoleoniche, la biblioteca di Praglia andò dispersa e fu ricostruita soltanto nel XIX secolo, in grande penuria di mezzi e soprattutto grazie a donazioni: a Praglia arrivarono così libri da altre biblioteche disperse dopo le soppressioni.
Nel 1867, le soppressioni postunitarie dispersero nuovamente la biblioteca, che poté di nuovo ricostituirsi grazie a donazioni dopo il 1904, data in cui l’abbazia di Praglia fu sostituita ai monaci. Dopo la statalizzazione dell’abbazia, la biblioteca è stata aperta al pubblico e il patrimonio ha cominciato di nuovo a incrementare (oggi conta oltre 130.000 volumi). In più la biblioteca ha ottenuto nuovi spazi, soprattutto con l’adattamento a sala di consultazione (1954) dell’antica “Sala del fuoco comune”, posta al piano inferiore della biblioteca cinquecentesca. Nel 2005 è stato infine inaugurato il magazzino librario situato al pianterreno, e nella stessa occasione è stato recuperato un ambiente di passaggio in cui sono conservate tracce degli scomparsi edifici medievali.
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Creat de altmariusclassic Dec 23, 2020 at 11:45am. Actualizat ultima dată de altmariusclassic Ian 24, 2021.
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