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Presentata la nuova Stagione della Società del Quartetto di Milano





 


di Biagio Scuderi

«La tradizione è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere». Il celebre motto mahleriano sintetizza in modo quanto mai efficace la filosofia della Società del Quartetto, gloriosa istituzione milanese che da più di 150 anni porta avanti una sola missione: dare spazio alla musica colta e agli interpreti più eccellenti. Niente culto delle ceneri, dunque, ma uno slancio convinto verso il futuro e verso i giovani a cui quel fuoco va consegnato. A Francesca Moncada di Paternò (Vice Presidente) e Paolo Arcà (Direttore Artistico) abbiamo chiesto di tracciare una linea d’orizzonte, piattaforma ambivalente che consente di guardare dall’alto la stagione appena passata e dal basso quella che verrà.

Vogliamo anzitutto tracciare un bilancio della scorsa stagione?

P.A.: Certo, direi che è andata molto bene, con un ottimo riscontro di pubblico. Ricordo anzitutto i tre concerti di András Schiff nei quali si sono intrecciate quattro figure cardinali della Storia della musica: Bach, Bartók, Janáček e Schumann. Ricordo il focus su Schubert con il Quartetto di Cremona, Gloria Campaner, Enrico Bronzi e Riccardo Donati; un progetto originale in cui giovani artisti di già affermati hanno suonato insieme e con successo. Ricordo ancora il poco più che ventenne Filippo Gorini, vincitore del Concorso Beethoven di Bonn nel 2015, che per noi ha suonato la 110 di Beethoven, l’Op. 116 di Brahms e i 24 Preludi di Chopin. Abbiamo anche proposto sei concerti nell’ex campo da tennis della Villa Necchi Campiglio; un mini ciclo intitolato, appunto, “Musica nel tennis”, diventato un satellite a latere del cartellone ufficiale. E visto il buon feedback non potevamo che dar seguito all’iniziativa nella nuova stagione: avremo infatti sei quartetti, in collaborazione con le Dimore del Quartetto, tutti italiani ed emergenti per un ciclo intitolato, emblematicamente, “Quartetti d’Italia”. C’è da dire che nel nostro Paese, in passato, abbiamo avuto delle eccellenze strepitose, basti pensare al Quartetto Italiano, ma nell’ambito delle formazioni da camera spesso è mancata organicità. Noi vogliamo innaffiare questo terreno, concimarlo, e mostreremo grazie a questi 6 appuntamenti che le potenzialità di questo segmento sono enormi. Ci tengo a dire, inoltre, che nel repertorio di ciascun concerto sarà presente un’opera di un compositore italiano della generazione di mezzo.

Quali sono dunque le novità della prossima stagione?

P.A.: Intanto le dico che questa è la decima stagione che mi ritrovo a imbastire per la Società del Quartetto e ne sono felice. Ci sarà, come al solito, uno spazio privilegiato per il pianoforte con ben 10 concerti. Inaugura Daniil Trifonov (17 ottobre), artista straordinario che sta esplorando all’interno della musica delle autentiche verità, attraverso un fraseggio e uno stile inconfondibili. Chiude la stagione (24 maggio ‘18) un altro grandissimo interprete, Murray Perahia. In mezzo ci sono: Leif Ove Andsnes (28 novembre ‘17), Angela Hewitt (5 dicembre ’17), due concerti di Schiff con un programma Intorno a Brahms (16 gennaio e 20 febbraio ‘18), Katia e Marielle Labèque (23 gennaio ‘18) con la Sagra della primavera nella versione per due pianoforti, Jan Lisiecki (6 febbraio ’18) e Radu Lupu (23 marzo ’18). Un progetto innovativo è quello che vede protagonisti Gloria Campaner e l’artista visuale Natan Sinigaglia (4 e 5 aprile ‘18): è un concerto di live electronics in cui i suoni prodotti dalla Campaner genereranno delle immagini su un grande schermo, create all’impronta da Sinigaglia. Nel corso della stagione abbiamo poi inserito tre tra i migliori Quartetti d’archi del mondo: Belcea (14 novembre ’17), Artemis (6 marzo ‘18) e Jerusalem (15 maggio ’18), più il vincitore del Premio Borciani (10 aprile ’18). E non è finita qui: il Trio di Parma concluderà l’integrale beethoveniana con l’Arciduca (7 novembre ‘17), Joshua Bell ci delizierà con pagine di Schubert e Strauss (27 febbraio ’18) mentre il sedicenne russo Daniel Lozakovich suonerà Mozart e Beethoven (13 marzo ’18). Ci sarà anche grande spazio per il Barocco con tre assi importanti come The King’s Singers (19 dicembre ’17), l’Europa Galante diretta da Fabio Biondi che presenterà l’integrale dei Concerti Brandeburghesi in una sola sera (30 gennaio ’18), e Jordi Savall, protagonista con un film cult come Tous le matins du monde (13 febbraio ‘18). Ultimo progetto che mi preme presentare è quello realizzato con Divertimento Ensemble: non più il ghetto della musica contemporanea ma un vero e proprio percorso che parte da Debussy (nei 100 anni dalla morte), passa per due grandi del Novecento come Kurtág e Maxwell Davies, per arrivare a una novità assoluta commissionata a un giovane italiano: Zeno Baldi.

Qual è la cifra, in sintesi, di questa stagione?

P.A.: La centralità dell’interprete. La musica stampata su pentagramma, con puntini e gambette, è una bellissima pagina grafica che ha bisogno dell’uomo e dell’anima dell’esecutore. Quest’ultimo al suono aggiunge il non detto, l’ineffabile. I grandi interpreti aggiungono sempre un quid speciale.

Qual è lo stato di salute della musica colta?

P.A.: Penso sia una situazione in progress. Attraverso forme particolari di promozione, soprattutto sui social, si sta creando un circuito che può conquistate un nuovo pubblico. Certamente è fondamentale facilitare l’accesso, con biglietti che costano pochi euro. Ma, con gli opportuni equilibri, è necessario che anche nei cartelloni ci siano interpreti giovani e noi, come Quartetto, stiamo perseguendo con convinzione questa strada, tanto nella stagione ufficiale quanto nei progetti come “Quartetti d’Italia”. E non dimentichiamo i 18 concerti a Casa Verdi, ciclo che rifaremo anche nel 2018, con i vincitori del premio del Conservatorio di Milano. Per sintetizzare: nuovo pubblico e nuovi artisti.

Per il Quartetto i giovani sono dunque una priorità…

F.M.: Assolutamente! Vogliamo comunicare con i giovani e lo vogliamo fare con l’aiuto di un team di ragazzi. Vorremmo che il Quartetto diventasse una palestra per loro e non mi riferisco solo ai musicisti: penso, ad esempio, ai ragazzi del Conservatorio che ci aiuteranno per la scrittura dei programmi di sala. Penso allo IED e al Master avanzato di fotografia con Silvia Lelli che ci ha fornito per tutto l’anno 15 fotografi in rotazione, cui abbiamo dato una vetrina sul nostro sito; un progetto che è andato molto bene e riproporremo anche quest’anno con una borsa di studio. I ragazzi dello IED saranno coinvolti anche nell’elaborazione grafica dei programmi di sala e dei manifesti. Un'altra realtà che abbiamo intercettato è quella del Master in Editoria Mondadori: abbiamo chiesto ai partecipanti di concentrarsi sulle storie di ogni singolo protagonista, per riuscire a tirar fuori le peculiarità di queste persone. Per attirare un pubblico nuovo abbiamo pensato che potesse essere un valore aggiunto avere persone non legate al mondo della musica classica, perché vogliamo un nuovo approccio, uno sguardo nuovo e curioso.

Insomma, una squadra di giovani per conquistare i giovani…

F.M.: Esatto. Saranno i ragazzi a creare dei contenuti ad hoc su tutti i protagonisti della stagione, che potremo usare anzitutto sui social (tra l’altro ho chiesto di implementare Snapschat e Instagram); una squadra di giovani con matrici culturali diverse che lavorano, dall’interno, alla nuova stagione. Una collaborazione circolare, con più sguardi. Del resto è uno scambio: noi diamo la nostra esperienza e la nostra autorevolezza, i ragazzi ci offrono le chiavi del loro linguaggio.

Nel mare magnum di stagioni che caratterizzano una città come Milano, qual è la cifra distintiva della Società del Quartetto?

F.M.:  La sua tradizione, la solidità culturale, la storia che viene tramandata avendo la qualità come imperativo categorico, nonché la sua accessibilità per i giovani, oggi più di ieri. Devo dire che le nostre stagioni sono sempre costruite con un pensiero dietro, superando le logiche meramente commerciali. Proponiamo un cammino guidato, con scelte artistiche ponderate che sono una garanzia soprattutto per i giovani senza grande esperienza. È Importante per noi anche la collaborazione con le principali istituzioni culturali della città, penso al Teatro alla Scala o al Piccolo Teatro; il progetto multimediale con Campaner e Sinigaglia sarà ospitato, ad esempio, al Teatro Studio Melato. Da anni ormai cerchiamo di parlarci e di mescolare i pubblici. Ricordo inoltre che l’anno scorso abbiamo proposto un doppio mini abbonamento col Piccolo che riproporremo anche quest’anno: due spettacoli e due concerti.

In chiusura: mi dite qualcosa sul progetto dei Quartetti nelle dimore storiche?

F.M.: Certo. È un progetto molto interessante e in via di sviluppo. Si tratta di una rete di dimore storiche che offrono ospitalità ai giovani quartetti – selezionati da Simone Gramaglia del Quartetto di Cremona – alla vigilia di un impegno artistico; l’ensemble può soggiornare per alcuni giorni nella dimora e svolgere serenamente le prove; in cambio è richiesto un concerto aperto al pubblico. Il progetto è partito in sordina nel 2015 e quest’anno mi sa che arriveremo a fare una settantina di concerti.

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