Di rado mi arrivano sulla scrivania lavori fondati sull’arte del melologo. Forse perché il trasporre fuori dal contesto teatrale, per cui audio e visivo, la parola e il suono staccandoli dalla forma canzone, è in qualche modo inusuale. Per essere chiari: il melologo è una composizione nella quale la semplice declamazione di un testo letterario, è eseguita con un accompagnamento musicale. Arte difficile da rendere nella sola dimensione sonora (quella di un cd) senza l’indispensabile supporto della visione dell’interpretazione del attore. Quindi onore ai protagonisti di Sul sentiero degli dei, melologo in otto quadri per voce recitante e gruppo da camera.
I due “attori” principali sono Oderigi Lusi, pianista e compositore della provincia di Avellino, autore delle musiche, e Luciano “Varnadi” Ceriello, cantautore e scrittore veneto-campano, che in questo lavoro ha scritto i versi. Ad accompagnare i due autori c’è il Demetra Ensemble composto da Catello Coppola (flauto in do), Maria Aiello (flauto in sol e ottavino), Sergio De Castris (violoncello), Giuseppe Giulio Di Lorenzo (pianoforte) e lo stesso Luciano “Varnadi” Ceriello come voce recitante.
Il lavoro è ispirato alla leggenda dei due fratelli di Vietri sul Mare, cioè i due scogli che impreziosiscono lo scenario straordinario della costiera amalfitana, proprio di fronte alla spiaggia di Marina di Vietri. La leggenda narra di due giovani pastori che, giunti sulla spiaggia con le loro pecorelle, rimasero colpiti da una fanciulla che dormiva in mezzo al mare. A seguito di un improvviso temporale, i pastori si gettarono in acqua nel tentativo di sottrarre la ragazza dalle grinfie del mare, ignari che si trattasse della figlia del Dio del mare, Nettuno. Purtroppo, il loro tentativo fu vano e trovarono la morte insieme al gregge che li aveva seguiti. Colpito dal gesto coraggioso dei ragazzi, Nettuno trasformò così i pastori in due grandi scogli, per l'appunto I Due Fratelli, attorniandoli con scogli più piccoli a ricordo delle pecore del loro gregge.
Questo è il punto di partenza suggestivo del disco di Lusi-Varnadi, che rende bene l’epicità della vicenda, deliniandola tra note e parole. Lo stesso Lusi spiega il suo modo di comporre dicendo: «Il mio approccio alla composizione è quasi “fotografico”. Cerco di imbottigliare le immagini, le sensazioni e le emozioni che possono scaturire da un’esperienza che ho vissuto o da una lettura che mi ha particolarmente colpito». A rendere ancora più vivo il pathos della leggenda il libretto che accompagna il cd riporta i dipinti di Fernando Masi. L’unica pecca che si può trovare è l’uso a volte troppo eccessivo di echi e riverberi per rendere più drammatici i versi.
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