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FOTOGALLERIA Da un povero villaggio dell'Himalaya alle più importanti corse di montagna del mondo, passando per l'esercito ribelle maoista: ritratto di Mira Rai, Adventurer of the Year di National Geographic, ospite il 5 maggio del Trento Film Festival

di Mary Anne Potts

 
La donna dell'anno
 

Ogni anno National Geographic seleziona 10 persone straordinarie per i suoi premi Adventurers of the Year. Cerchiamo in tutto il mondo persone che abbiano realizzato grandi sogni nell’esplorazione, nella conservazione dell’ambiente, nel recupero dei beni culturali, negli sport d’avventura e nell’umanitarismo. E ogni anno chiediamo ai nostri lettori di votare per il personaggio che li ispira di più. Quest'anno a volare in cima alla classifica è stata una donna: Mira Rai, 29 anni, nepalese, campionessa di trail running, la corsa di lunga distanza in alta montagna.

Cresciuta in un villaggio rurale del distretto di Bhojpur, tra le montagne del Nepal orientale, Rai aveva dei sogni che andavano ben oltre le normali aspettative di una donna nepalese. “Da bambina mi dicevano continuamente di stare al mio posto, di non dire quello che pensavo e comportarmi in una certa maniera”, racconta. “Potermi liberare da queste tradizioni era già un grande sogno per me”.

Prima di cinque figli, secondo la tradizione Mira aveva il compito di andare a prendere l'acqua, occuparsi dei campi e del bestiame, sbrigare le faccende di casa. A 12 anni aveva già smesso di frequentare regolarmente la scuola, e portava pesanti sacchi di riso da vendere al mercato su e giù per i sentieri ripidi, spesso a piedi nudi. Erano compiti faticosi, ma anche un allenamento straordinario per una futura trail runner.

Quando aveva 14 anni i ribelli maoisti arrivarono al suo villaggio, e Mira decise di unirsi a loro per poter guadagnare e cambiare vita. Due anni dopo tornò a casa: non aveva mai combattuto, ma addestrandosi con i ribelli era diventata bravissima nella corsa e nel karate. Certo non sapeva bene come sfruttare queste sue abilità: in Nepal lo sport professionistico non ha una tradizione radicata, tanto meno quello femminile. 

Due anni fa, per caso, è finalmente arrivata la svolta. Mira stava correndo nei dintorni di Kathmandu quando è stata notata da due trail runner maschi, che l'hanno invitata a partecipare alla sua prima gara, la Kathmandu West Valley Rim, di 50 chilometri. Mira non aveva né l’attrezzatura né l’allenamento per correre su una distanza simile. Era anche l’unica donna in gara. Eppure, contro ogni previsione, è riuscita a battere tutti, compresi i due che l'avevano invitata. Era il percorso più lungo su cui avesse mai corso. Da quel momento è andata formandosi una comunità di sostenitori, che le ha dato la possibilità di gareggiare nelle competizioni internazionali di trail running.

Oggi Mira è diventata famosa nel mondo del trail running per la sua straordinaria abilità nelle corse ad alta quota. E si è data la missione di aiutare, attraverso lo sport, le donne e gli uomini del Nepal. 

Il 5 maggio Mira Rai sarà ospite del Trento Film Festival. A intervistarla (al Supercinema di Trento, ore 21), il direttore di National Geographic Italia, Marco Cattaneo. 

In questa foto: Mira Rai nel 2015 si allena sulle montagne nei pressi di Chamonix per la 80 chilometri del Monte Bianco, poi vinta. Fotografia di Jordi Saragossa 

Rai alla Coledale Horseshoe Fell Race di Keswick, in Inghilterra, nell'aprile 2012. Fotografia di Jordi Saragossa

Mira sostiene che il suo lavoro per far emergere le potenzialità dei suoi connazionali sia appena iniziato: "Ci siamo resi conto che il Nepal ha enormi possibilità di allevare atleti competitivi; per questo stiamo organizzando una serie di gare di trail a Kathmandu”, spiega. “Sono percorsi brevi, destinati sia ai principianti che ai più esperti”.

Wasfia Nazreen, alpinista del Bangladesh, prima cittadina del suo paese ad aver scalato le Sette Cime (le montagne più alte di ciascun continente) e già Adventurer of the Year, sa per esperienza personale quale impatto ha avuto Rai sulle giovani nepalesi:  “Pur avendo abbandonato la scuola così presto, e perduto quell’educazione che noi diamo per scontata, Mira è stata in grado di tornare indietro nel tempo e dare l’esempio come raramente accade. Diventando lei stessa il cambiamento”, commenta. “È difficile trovare modelli validi per le giovani donne di questa parte del mondo, specialmente per quelle nate e cresciute in un villaggio rurale, che nelle ultime generazioni sono la maggioranza. Mira sta aprendo molte strade nuove: non solo perché, essendo una donna che ha raggiunto un successo internazionale, può far sentire la sua voce sul tema della parità di genere, ma anche perché sta coinvolgendo i giovani nel trail running con la sua nuova Kathmandu Trail Race Series. La determinazione e la gioia che incarna, nelle avversità e nelle vittorie, è di ispirazione per tutti noi!”   

Mira Rai durante il Trail degli Eroi, una corsa che si tiene intorno al monte Grappa, attraversando diversi luoghi simbolo della Prima guerra mondiale. Fotografia di Martina Vanzo

Ben Ayers, direttore della dZi Foundation di Kathmandu, dice che i traguardi di Rai portano speranza in un Nepal che è ancora impantanato nella povertà e nella corruzione, nonostante la guerra civile sia terminata e sia stata adottata una nuova costituzione. 
“Mira incarna le aspirazioni di un’intera generazione di giovani nepalesi”, afferma Ayers. “La sua trasformazione da bambina soldato ad atleta di fama mondiale è avvenuta in parallelo con la crescita del Nepal dopo la guerra civile”.
Mira resta umile. “Ho potuto fare le cose che ho fatto perché molte persone hanno creduto in me e hanno tentato la sorte, e io volevo restituire ciò che avevo ricevuto così che altri potessero avere un’opportunità, proprio come la ho avuta io”, commenta. 

“C’è un modo di dire in Nepal: Khana pugyos, dina pugos. Significa: 'fa' in modo che ci sia abbastanza da mangiare, fa' in modo che ci sia abbastanza da dare”

La donna dell'anno

Rai alle prese con la ghiaia di un pendio durante la Salomon Advanced Week, un campo di allenamento nel Lake District inglese. "Tanto divertimento in un clima inclemente", racconta lei dell'esperienza. "Un po' di sole, un po' di neve, un po' di pioggia in soli cinque minuti: fantastico!". Fotografia di Philipp Reiter

National Geographic ha rivolto qualche domanda a Mira Rai in occasione dell'assegnazione del premio Adventurer of the Year

Qual è l'impresa più difficile: gareggiare su una ripida pista ad alta quota o sconfiggere gli stereotipi di genere?

La corsa non è un problema, battere gli stereotipi sì. Nella società in cui viviamo è complicato sia per gli uomini che per le donne, perché fare una qualsiasi cosa non convenzionale significa andare incontro a un sacco di difficoltà. Specialmente per le donne, dalle quali ci si aspetta un aiuto nelle faccende domestiche sin da piccole, e che poi si sposino e crescano una famiglia, il che diventa una lotta, non solo una sfida. [Se non lo fai] diranno che sei una ribelle, e se pratichi uno sport d’avventura che prevede dei rischi non ci sarà nessuno a incoraggiarti. Diranno che “finirai per romperti le ossa”. Anche se sembra che il modo di ragionare stia cambiando, succede molto lentamente e c’è ancora molta strada da fare affinché le donne nella società nepalese siano considerate uguali agli uomini. È questa la triste realtà

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Creat de altmariusclassic Dec 23, 2020 at 11:45am. Actualizat ultima dată de altmariusclassic Ian 24, 2021.

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