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La basilissa Teodora, spentasi non ancora cinquantenne nel 548 d.C., è un’affascinante figura dell’impero romano d’Oriente: su di lei incombono il fascino e il mistero di una giovinezza dissoluta, ma si staglia certa la determinazione dimostrata nel governare assieme al marito Giustiniano


18 gennaio 532 d.C. L’imperatore Giustiniano è in riunione con pochi fedeli in una sala del Gran palazzo di Costantinopoli. La città intorno arde, i rivoltosi urlano insulti contro di lui e contro la moglie, la basilissa Teodora. Da giorni le due fazioni rivali dei Verdi e degli Azzurri hanno fatto fronte comune per indirizzare la propria collera verso Giustiniano, chiedendone la deposizione e, al suo posto, l’ascesa al trono del senatore Flavio Ipazio. Sembra che sia giunta la fine di Giustiniano e difatti l’imperatore tentenna, discute con il consiglio i particolari della resa e della fuga.

Teodora interviene, irata, zittendo il marito e intimandogli di non scappare come un codardo. È pronta a morire da imperatrice. Se il marito vuole andarsene, lei rimarrà a Costantinopoli per andare incontro al proprio destino. Gli ricorda infine che «il trono è un glorioso sepolcro e la porpora il più bel sudario». Teodora poi tace, e Giustiniano desiste dai propositi di fuga. In poco tempo viene organizzata la reazione imperiale: i generali Narsete e Belisario soffocano nel sangue la rivolta, accordi economici vengono siglati per domare alcuni dei facinorosi, Flavio Ipazio e i suoi più stretti sostenitori sono messi a morte. Per le strade della città rimangono i cadaveri di 35mila persone, il potere di entrambi i regnanti ne esce rafforzato, e man mano la città andrà incontro a un progressivo processo di ricostruzione. Più degli altri, l'episodio della rivolta di Nika - così detta dal motto dei ribelli, Nika, "vinci" - assurge a esempio del temperamento deciso e indomito della basilissa.

Benjamin Constant, ‘L’imperatrice Teodora nel Colosseo’, 1887 circa. Collezione privata

Benjamin Constant, ‘L’imperatrice Teodora nel Colosseo’, 1887 circa. Collezione privata

Foto: Pubblico dominio

Le oscure origini

Volitiva e temeraria, Teodora assume le vesti ora della donna attenta e compassionevole, ora della governante spietata e avida di potere. Su di lei pesa la circostanza che un importante storiografo di quell’epoca, Procopio di Cesarea, sia ostile al potere imperiale, e in particolare alla basilissa. Il suo testo Storia segreta non è certo l’unica testimonianza sul conto di Teodora, ma è senz'altro quella che ha intrigato e affascinato di più, al punto che, sulla base delle interpretazioni in chiave lasciva dell’imperatrice, alla fine del XIX secolo si è mossa un’intera cerchia d’intellettuali e artisti francesi, come si può osservare nella nutrita serie di opere teatrali e dipinti incentrati proprio su Teodora. Opere senz’altro romanzate, che rendono bene l’idea del fascino e del mistero costruiti attorno alla regnante. Forse il bellissimo mosaico della basilica di San Vitale, a Ravenna, che la ritrae come una maestosa benefattrice, è solo una parte del mosaico esistenziale di Teodora, e forse per comprendere appieno l’intera vita della monarca è necessario prendere in considerazione anche le fonti che la dipingono quale donna lasciva, sensuale e perfida. Con la consapevolezza, però, di quanto possano essere parziali.

Benjamin Constant, ‘L’imperatrice Teodora’, 1887. Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires

Benjamin Constant, ‘L’imperatrice Teodora’, 1887. Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires

Foto: Pubblico dominio

L’arcano di Teodora riguarda soprattutto la nascita, l’infanzia e l’adolescenza. Secondo i panegiristi di Giustiniano, era la figlia di un senatore. Secondo Procopio di Cesarea, era invece figlia di Acacio, umile guardiano all’ippodromo di Costantinopoli, destinato a morire presto. La vedova avrebbe perciò indirizzato almeno due delle figlie, tra cui Teodora, alla carriera di mima e attrice, dove “attrice” sta per “intrattenitrice”, ossia prostituta. Sempre secondo Procopio (che, va ricordato, è avverso agli imperatori), la giovane «giungeva a presentarsi a pranzo con dieci giovanotti, o anche di più, tutti nel pieno delle forze e dediti al mestiere del sesso; trascorreva l’intera notte a letto con tutti i commensali, e quando erano tutti allo stremo, quella passava ai loro servitori, che potevano essere una trentina; si accoppiava con ciascuno di loro, ma neppure così riusciva a soddisfare la propria lussuria».

Dopo un’adolescenza dissoluta, Teodora si sarebbe pentita e poi convertita al monofisismo, una dottrina teologica molto influente nel V e nel VI secolo che negava la duplice natura, umana e divina, di Cristo. In quegli anni, dopo essersi messa alle spalle un figlio o forse due, nonché la difficile vita dell’attrice, una Teodora poco più che ventenne incontra Giustiniano, quarantenne nobile macedone. Giustiniano è il nipote dell’imperatore Giustino I e rimane folgorato dalla bellezza di Teodora. Deciso a sposarla, chiede aiuto allo zio il quale, benché sia un noto persecutore di eretici monofisiti, prende a benvolere la ragazza e le concede un titolo nobiliare. Teodora e Giustiniano si sposano e, alla morte di Giustino, nel 527 d.C., diventano imperatore e imperatrice del potente impero bizantino, destinati a governare tra tumulti, tasse e repressioni, ma anche riforme, ricostruzioni e risanamenti.

Mosaico di Teodora nella basilica di San Vitale a Ravenna (VI secolo)

Mosaico di Teodora nella basilica di San Vitale a Ravenna (VI secolo)

Foto: Petar Milošević, CC BY-SA 4.0

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Il governo e le leggi

Teodora non è una semplice figura di contorno nel governo di Giustiniano. Seppur relegata nel lussuoso gineceo del palazzo, e in secondo piano o celata alla vista nelle occasioni mondane, trama e architetta, controlla uomini e donne e soprattutto il marito. Di lei si dice che, sotto il gineceo, abbia gigantesche prigioni dove fa segregare e torturare i nemici. A lei si attribuiscono diverse trame crudeli, nelle quali a volte gioca un ruolo la fidata Antonina, moglie del generale Belisario. Al di là di tali voci, sembra vero che Teodora abbia dimostrato un carattere di ferro e una determinazione fuori dal comune. E anche una particolare attenzione a figure meno fortunate, come le attrici e le prostitute.

Menelas Michel Simonidy, ‘Sarah Bernhardt nei panni di Teodora’, 1903

Menelas Michel Simonidy, ‘Sarah Bernhardt nei panni di Teodora’, 1903

Foto: Pubblico dominio

Tra le molte leggi del governo giustinianeo, figura una che le protegge, in quanto le autorizza a sciogliere l’oneroso contratto siglato con il lenone. Un provvedimento imperiale proibisce inoltre di condurre una giovane verso la depravazione, pena la morte, e ordina la chiusura delle case di tolleranza. Alle ragazze è elargito l’equivalente della cifra con cui le famiglie le avevano vendute ai prosseneti e sono rimandate a casa, oppure ospitate in un ricovero sul lato asiatico dei Dardanelli, a Costantinopoli: il convento della Metanoia, ovvero del Pentimento.

In un periodo storico in cui la città bizantina pullula di postriboli e miseria, è senz’altro una mossa importante per i diritti delle donne meno abbienti. L’interesse per la condizione femminile non si esaurisce con queste leggi, giacché nel Corpus iuris civilis, il cosiddetto Corpo giustinianeo, fondamentale insieme di leggi che costituisce la base di molte legislazioni future, compaiono importanti novità sul matrimonio e sul divorzio. Le donne sono nuovamente tutelate, stavolta dai soprusi del marito: questi non può chiedere il divorzio se non ha prove inconfutabili del tradimento della moglie, non può quindi accusarla falsamente di adulterio o ripudiarla per un proprio capriccio. Non può picchiarla o cacciarla di casa senza validi motivi. In una chiara sistematizzazione, il codice di Giustiniano elenca le varie circostanze in cui il divorzio può essere concesso, e sancisce che il coniuge colpevole è privato di ogni diritto sulla dote, assistendo le donne anche dal punto di vista economico.

Mosaico di Giustiniano nella basilica di San Vitale a Ravenna

Mosaico di Giustiniano nella basilica di San Vitale a Ravenna

Foto: Petar Milošević, CC BY-SA 4.0

Ancora una volta, pare che dietro tale afflato vi sia l’imperatrice, quella donna dagli occhi fermi e guizzanti, dall’espressione ieratica che risplende nei mosaici di San Vitale. Teodora, in realtà, prende posizione in ogni aspetto del governo di Giustiniano. Difende a spada tratta i monofisiti e Giustiniano, altrimenti implacabile con pagani, ebrei ed eretici, tiene con loro a freno le proprie misure repressive. Teodora complotta in modo che salga al soglio pontificio il vescovo Vigilio che, una volta al potere, manterrà invece una posizione ambigua sulla questione eretica. Con i proventi derivati dalle tasse Teodora e Giustiniano cercano di portare ordine nell’impero e si dedicano ad abbellirlo, ricostruendo ad esempio la basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, parzialmente distrutta in seguito alla rivolta di Nika.

Rivolta che, meglio di altri istanti e congiunture del governo giustinianeo, restituisce appieno la forza di una donna forse peccatrice, oggi celebrata come santa, come tutte le imperatrici che convocarono concili ecumenici. Forse spietata, forse lussuriosa e astiosa, sicuramente abile, severa, benevola con gli amici e severa con i nemici. Seppur con diverse ombre sulla propria esistenza, un’imperatrice luminosa e scintillante, come le tessere dorate di un intrigante mosaico.

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