Il secondo libro dell’Iliade è occupato da due sezioni profondamente diverse l’una dall’altra: la prima metà del canto riporta l’episodio dello scontro tra Tersite, l’“anti-eroe” per eccellenza, e Odisseo, che è pronto a zittirlo in assemblea e a rimetterlo al suo posto con la violenza; la seconda metà del libro, invece, trasmette il “misterioso” catalogo delle navi.
La collocazione nell’Iliade del catalogo delle navi
Nonostante l’apparenza di uno sterile elenco di soldati e contingenti, il catalogo delle navi omerico rivela dati molto interessanti sulla composizione del poema stesso. Il fatto che Omero, o chi per lui, tenesse in gran considerazione questa sezione dell’Iliade è evidente dalla presenza non di una, ma di ben due invocazioni alle Muse, più di quante ne riceva il poema nella sua interezza. Inoltre, il catalogo è introdotto da sei similitudiniconsecutive, un espediente eccezionale, che non si trova altrove nel poema.
Questi dati bastano per affermare che il catalogo delle navi non fu collocato casualmente all’interno della ricca stratificazione di materiali epici, ma occupa un posto ben preciso, e soprattutto utile.
Benché il lettore sia ormai giunto al secondo libro, non ha letto ancora di nessuno scontro: solo all’inizio di questo canto i Greci, in assemblea, hanno deciso di attaccare battaglia. Troiani e Achei, dunque, si preparano a combattere per la prima volta.
L’avanzare dei Greci viene narrato attraverso le sei similitudini di cui detto sopra che, al pari di una “macchina da presa”, accompagnano il lettore-spettatore da una visione d’insiemedell’armata greca al dettaglio: dal fuoco divampatore a cui viene associato il generico splendore delle armi nella prima similitudine si arriva all’ultimo paragone tra gregge e esercito, al cui comando c’è Agamennone. Dalla massa al singolo: è in questo punto che va introdotto il catalogo delle navi, per presentare al lettore tutti i guerrieri che combatteranno sotto le mura di Troia.
Il catalogo delle navi come espediente orale
È chiaro, tuttavia, che l’impressione di elenco che dà il catalogo delle navi non è eludibile. Ma anche in questo caso, se immerso nel mondo della poesia orale, l’elenco ha un suo senso. La poesia omerica, infatti, nasce come poesia orale, intonata durante i festival arcaici da cantori professionisti.
Per l’aedo era davvero difficile ricordare a memoria migliaia di versi; d’altra parte riuscire a eseguire correttamente tutte le rapsodie – cioè i brani epici – gli avrebbe procurato un onore senza pari. Le performances volte a stupire il pubblico erano dunque comuni, ma necessitavano di alcune “strategie”. Queste strategie erano le invocazioni alle Muse, gli epiteti, le formule fisse e le similitudini ripetute di cui tanto si parla quando si studiano i poemi omerici. E anche in questo il catalogo delle navi non faceva eccezione: esso costituiva un vero e proprio pezzo di bravura (toccava ricordare a memoria quasi quattrocento versi di nomi!), per il quale l’aedo aveva bisogno di impiegare molte formule fisse, al fine di associare tra loro i nomi dei personaggi.
L’aspetto più interessante, però, è che queste associazioni permangono per tutto il resto del poema. Soprattutto per i personaggi minori, ogni guerriero tende a comparire nel verso insieme all’altro guerriero a cui era stato associato nel catalogo delle navi. Il catalogo, dunque, aveva anche la funzione di dramatis personae, cioè di registrare tutti i personaggi che prendevano parte all’azione, e di aiutare ancora una volta l’aedo a ricordare i versi più facilmente.
La geografia del catalogo delle navi
Resta però un aspetto, forse quello più studiato, da analizzare: il catalogo delle navi rispecchia una situazione geopolitica reale? Il “percorso” seguito dal poeta prende avvio dalla Beozia (regione in cui è collocata l’Aulide, da cui sono partite le navi achee), poi prosegue per il Peloponneso, la Grecia occidentale, le isole orientali, e così arriva a settentrione.
Per tutto il XIX sec. la critica era convinta che il catalogo rappresentasse un fossile epico, cioè un brano più antico dell’Iliade stessa, e rispecchiasse la realtà geografica di età micenea. Solo nel secolo scorso si è appurato che il catalogo è sì materiale epico, ma di tarda composizione, derivante in parte dai poemi omerici, in parte da altri poemi perduti. Le condizioni geopolitiche rispecchiate, dunque, sono di gran lunga posteriori all’età micenea, e risalgono molto probabilmente già al periodo successivo alla discesa dei Dori.
Il catalogo, inoltre, non è verosimile, perché i numeri forniti per i contingenti sarebbero esagerati per qualsiasi esercito della Grecia arcaica, figuriamoci per uno di epoca micenea.
Le edizioni kat’àndra e katà pòleis
Un aspetto che colpisce, tuttavia, è che ad alcune città del catalogo vengono dedicati più versi rispetto ad altre; eclatante è il caso di Atene, elogiata per ben dieci versi. A partire da esempi di questo tipo, è stato dunque constatato che i poemi omerici furono “ritoccati” ideologicamente lungo l’età arcaica, da personalità di spicco o per decisione di un’intera città. È questo che si intende con le espressioni “edizioni kat’àndra” e “edizioni katà pòleis”: edizioni “ufficiali” che nel VI sec. furono richieste o da un uomo in particolare (andra) o da città (poleis).
I poemi omerici, infatti, fungevano da enciclopedia tribale in una civiltà che non aveva (e in un certo senso non avrà mai) un codice di leggi: il codice comportamentale, quindi, era dedotto proprio dalla lettura dei poemi epici. Questi ultimi, inoltre, erano conosciutida tutti, procuravano fama e gloria, trasmettevano un’ideologia; è chiaro che comparirvi rappresentava un grande onore per una città. Fu per questo che il catalogo delle navi si allungò esponenzialmente lungo i secoli: non poche furono le città che inserirono il proprio nome all’interno dell’elenco per affermare l’antichità della propria storia, la partecipazione alla Guerra di Troia, la loro discendenza da eroi valorosi.
Atene e i poemi omerici
Tra queste città, ovviamente, spicca Atene, che promosse l’inserimento di quei dieci versi a suo elogio. Il periodo in cui avvenne tutto ciò è facilmente deducibile: siamo, come abbiamo detto, nel VI sec., durante la tirannide di Pisistrato. Secondo quanto ci dicono le fonti, il tiranno fece approntare un’edizione cittadina dei poemi omerici che fungesse da traccia per gli aedi che partecipavano ai festival della polis.
In questo modo, Iliade e Odissea furono fissate per la prima volta in forma scritta, e anche il catalogo delle navi assunse l’aspetto che perdura fino ad oggi.
Alessia Amante
Pentru a putea adăuga comentarii trebuie să fii membru al altmarius !
Alătură-te reţelei altmarius