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Gioielli egizi nell’antichità: breve storia

gioielli egizi

I gioielli egizi nell’antichità si espressero fin dagli inizi con forme e ritmi che, se nella fase più antica hanno avuto forti influssi mesopotamici, in seguito si risolsero con caratteri assolutamente propri, legati ai fasti dinastici, ai simboli ed alle credenze religiose e taumaturgiche egizie.

Il lungo succedersi delle dinastie attraverso i secoli favorì nell’Antico Egitto il consolidarsi di forme eloquenti che in ogni campo dell’arte avevano aspetti sontuosi e spettacolari e prima d’allora mai realizzati. Nell’ambito delle corti faraoniche la figura deificata del sovrano veniva circondata da un cerimoniale la cui cornice di strumenti fastosi implicava profusioni di gioielli, in uno scenario di soggiogante splendore.

I bracciali e le figurine-amuleto trovate tra i gioielli egizi nelle tombe risalenti all’età thinita (3007-2780 a. C.), ad esempio a Abydos e Na gel-Deyr hanno fatto capire il grado evoluto della lavorazione dei gioielli. Nei bracciali si alternano ametiste, lapislazzuli e turchesi e la lavorazione del metallo è altrettanto curata.

I faraoni, i loro familiari di entrambi i sessi, i sacerdoti e gli alti funzionari della cerchia della corte formavano il ristretto ambiente di diffusione dell’arte orafa. Gli egiziani conobbero prima l’argento chiamato “oro bianco” e poi l’oro, che era considerato il metallo del sole, astro che rappresentava soprattutto la deità principale Aton.

Le tombe dei regnanti e dei dignitari, le poche che non sono state saccheggiate, rappresentano utilissime fonti per la conoscenza dei gioielli egizi.

Ad esempio nella tomba della regina Hetepheres I, sposa di Snofru, situata presso la piramide di Gizah e risalente all’epoca dell’Antico Regno (2780-2260 a. C.) sono stati ritrovati braccialetti d’argento nei quali erano incastonate farfalle composte da turchesi, lapislazzuli e corniole. In argento è stata rinvenuta una cintura appartenente ad un principe costituita da una larga fascia con decorazioni di perle e grani di gemme rosse e nere disposti a disegno romboidale ed ornata da un pannello figurato con falchi e due figure sedute ai lati.

Nel corso della XII dinastia del Nuovo Regno, con l’espansione del territorio dovuta alla conquista della valle del Nilo fino alla seconda cateratta, gli Egiziani si impossessarono di altre fonti di materiale prezioso, in particolare delle miniere d’oro della Nubia. L’incremento della ricchezza che ne derivò portò anche ad un aumento di creazioni di gioielli egizi. Ci sono pervenuti esemplari, risalenti al II secolo a. C., che ci permettono di identificare questo periodo come il più alto della civiltà egiziana.

L’espansione culturale che seguì questo periodo contribuì a stabilire rapporti fra l’Egitto ed il mondo cretese-miceneo e tutto ciò influì notevolmente sulle forme della gioielleria egiziana anche se nei gioielli egizi non si verificò mai un vero e proprio distacco dalle componenti cromatiche e compositive che li caratterizzavano. La calata degli Hyksos, re asiatici, determinò in Egitto la decadenza dell’attività artistica e del tenore di vita, successivamente però, con l’inizio del cosiddetto Nuovo Regno (1570-1085 a. C.), venne ripristinato il benessere e quindi venne ripresa l’usanza di ornarsi con monili preziosi.

Questo periodo coincise con uno di quelli più fiorenti vissuti nell’Antico Egitto, anche per ciò che riguarda la produzione dei gioielli, molti dei quali sono stati ritrovati nelle tombe. L’esemplificazione più vistosa si trova nel corredo funerario della tomba di Tutankhamon.

In generale la maggior parte dei motivi che caratterizzavano gli antichi gioielli egizi sono rappresentati da figure, spesso composite, che personificavano deità, astri oppure forme che simboleggiavano concetti astratti.

Gli orecchini, in Egitto, cominciarono ad essere usati dopo la XII dinastia del Nuovo Regno e generalmente presentavano forme semplici come anelli o dischi concentrici e solo eccezionalmente mostravano la forma di bulla.

gioielli egiziLe collane, nella forma più usata, erano costituite da un semicerchio di fasce parallele compatte e policrome che dalla base del collo scendevano sul petto di uomini e donne. Alcune collane presentavano minuti grani di varia forma e molti fili di cristallo di rocca, feldspato verde, granati, onice, sardonica, ossidiana, anche se erano maggiormente usate le turchesi, le cornaline ed i lapislazzuli. Quasi sempre i grani di gemme erano intercalati da grani d’oro.

 

Molto intensa è stata nell’Antico Egitto la produzione delle paste vitree che erano composte da silicati, argille e soda (natron) e che venivano lavorate in grani per la produzione di collane e di altri gioielli. I colori generalmente andavano dal blu-scuro al blu-verde chiaro, i cui agenti coloranti erano rispettivamente il cobalto ed il rame.

Con l’oro, l’argento ed altre gemme sopraccitate, il corallo, le maioliche e le paste vitree si producevano gli scarabei sacri. Si trattava di una raffigurazione diffusissima che invase, in seguito, tutta l’area mediterranea. Lo scarabeo serviva da sigillo e da amuleto, da castone di anello e da elemento per qualsiasi altro ornamento -nella parte liscia dell’addome c’era un’iscrizione o dei segni magici.

 

gioielli egiziIn misura limitata apparve in Egitto lo smeraldo che era già conosciuto ed impiegato ai tempi di Sesostris, nel XVII secolo a. C. anche se l’uso di questa gemma era piuttosto rara. Allora la sola fonte di smeraldi era l’Alto Regno. In epoca alessandrina le miniere furono sfruttate dai greci e successivamente ebbero nuovo impulso sotto Cleopatra. Malgrado la forte durezza di questa gemma gli antichi egizi e greci riuscivano comunque ad inciderlo ed a produrre anelli molto preziosi.

Al Nuovo Regno seguì un lungo periodo di stasi che, oltre a non portare novità nelle arti decorative, ridusse a causa di eventi poco favorevoli tutta l’attività del settore. La situazione peggiorò notevolmente nel cosiddetto periodo della Bassa Epoca. Le dominazioni etiopiche e persiane portarono un notevole bagaglio dei propri e per l’Egitto nuovi repertori stilistici.

La successiva dominazione dei Tolomei spense tutto l’impulso creativo dell’arte egiziana in quanto introdusse i dettami e le forme dell’ellenismo che si diffusero rapidamente soprattutto nel Basso Egitto dove Alessandria divenne il centro di espansione. La lavorazione dei metalli preziosi e dei gioielli continuarono fino alla XXVI dinastia ed oltre, specialmente nell’Alto Egitto, ma con un ridotto interesse a causa dell’ormai definitivo declino della regalità divina, fonte d’ispirazione delle splendide opere del passato.

Giulia Cesarini Argiroffo

 

Bibliografia:

Gregorietti Guido (1969), Il gioiello nei secoli, Milano, Mondadori Editore.

Fonti immagini:

tdsblog.com

DOROTY STREET

pinterest.jp

Link d’approfondimento:

https://www.curioctopus.it/read/6154/le-spettacolari-immagini-a-col...

https://biellaclub.it/3/i-gioielli-africani-tra-estetica-e-simbologia/

https://www.storiamito.it/gioielli.asp

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