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Elizaveta Tarakanova, la falsa principessa che voleva diventare zarina

Elizaveta Tarakanova viaggiò per tutta l’Europa presentandosi come legittima erede al trono della Russia, ma morì in prigione per volere di Caterina la Grande


Nel 1772 una misteriosa donna che si faceva chiamare principessa Vladimirskaja conquistò i salotti parigini dichiarando di essere la nipote di un conte russo. Come suo unico biglietto da visita presentava dei bellissimi occhi blu, una pelle diafana e una folta chioma bionda che, a dispetto dell’uso allora in voga delle parrucche incipriate, le cadeva giù sulle spalle. Faceva sfoggio di una cultura raffinata, di modi estremamente sofisticati e di un’evidente ambizione.

Elisabetta I di Russia. Hermitage, San Pietroburgo

Elisabetta I di Russia. Hermitage, San Pietroburgo

Foto: Fine art images / Album

La giovane era accompagnata da un certo barone Embs, che diceva di essere un suo parente, e dal barone di Schenk. La sua casa iniziò presto a essere frequentata da diversi uomini, francesi e stranieri. Due di essi, il conte di Rochefort-Valcourt e il conte polacco Oginski, la corteggiarono insistentemente. Poco dopo la giovane e i suoi accompagnatori sparirono da Parigi. Si erano trasferiti a Francoforte, dove s’installarono in un lussuoso appartamento. La giovane assicurava ora di chiamarsi Elizaveta Alekseevna Tarakanova. Raccontava di essere nata a San Pietroburgo nel 1753 e di essere stata condotta da lì nella capitale della Persia, Esfahan, dov’era cresciuta nel palazzo di un nobile del luogo. Era stato il tutore a rivelarle che era figlia della precedente zarina della Russia, Elisabetta I, e del suo favorito, il conte Aleksej Razumovskij.

Ambizioni imperiali

Per comprendere le pretese di Tarakanova bisogna considerare le circostanze politiche in cui versava la Russia. Dopo la morte della zarina Elisabetta I nel gennaio 1762, era salito al trono il nipote Pietro III, un giovane chiaramente incapace di governare. La moglie dello zar era la principessa tedesca Sofia von Anhalt-Zerbst, che la zarina Elisabetta, conscia delle scarse capacità del futuro regnante, aveva formato perché le succedesse e si occupasse del governo. L’arbitrarietà che dimostrava Pietro III nell’amministrazione dell’impero non tardò a suscitare un diffuso malcontento tra le alte sfere della corte e si concluse con un colpo di stato orchestrato proprio da Sofia von Anhalt-Zerbst, sua moglie, che nel 1762, salì al trono con il nome di Caterina II. In seguito a questi gravi eventi, lo zar fu rinchiuso nel palazzo di Ropa, dove morì pochi mesi dopo. Diverse voci insinuavano che fosse stata la stessa zarina a istigare l’assassinio del marito.

Durante i primi anni di governo Caterina dovette affrontare l’opposizione di una parte della nobiltà russa più conservatrice sia a causa delle riforme politiche da lei avviate sia dei sospetti circa il suo coinvolgimento nella morte del marito, che ne avrebbero decretato l’illegittimità. Per questo non pochi avevano riposto le speranze in un’erede “legittima”, come la principessa Tarakanova.

Caterina II. Schloss Ambras, Innsbruck

Caterina II. Schloss Ambras, Innsbruck

Foto: Erich Lessing / Album

C’era, infine, un’ulteriore fazione interessata a minare il potere dell’imperatrice: la nobiltà polacca, che si opponeva all’ingerenza russa nella politica interna del suo Paese. Sin dalla sua ascesa al trono Caterina aveva esercitato una pressione sempre crescente sulla Polonia, che era divenuta una sorta di protettorato russo. Nel 1772 aveva sottratto al Paese vicino estesi territori a est. Ovviamente molti nobili polacchi insorsero. Coloro che avevano lottato contro la Russia scelsero l’esilio. Alcuni pensarono di giocare la carta della misteriosa principessa Tarakanova. Tra questi il principe Radziwi, a capo dell’opposizione, che aveva conosciuto Tarakanova in Germania e che decise di appoggiarla.

Nel maggio del 1774 la principessa Tarakanova si trasferì a Venezia e fissò lì il suo quartier generale. La Serenissima era un ottimo posto da cui iniziare la conquista dell’impero russo partendo dal meridione. Sebbene la città avesse già cominciato il suo processo di decadenza, era ancora un centro cosmopolita disposto ad accoglierla con tutti gli onori. Così Elisaveta divenne una presenza imprescindibile nei circoli aristocratici della città veneta, che subito l’accettarono quale pretendente al trono russo. E, in un clima tanto favorevole, la principessa Tarakanova non si accorse della trappola mortale che l’attendeva.

Un piano machiavellico

Caterina la Grande poteva contare su un’eccellente rete di spie ed era al corrente di ogni movimento di Elizaveta. Determinata a eliminare la possibile rivale, la zarina mise in moto un piano machiavellico per circuire e attirare Tarakanova in Russia, dove avrebbe potuto reprimere ogni sua rivendicazione.

Pugačëv durante la rivolta che guidò in Russia nel biennio 1773-1774. Tela di Michail I. Avilov, XX secolo

Pugačëv durante la rivolta che guidò in Russia nel biennio 1773-1774. Tela di Michail I. Avilov, XX secolo

Foto: Bridgeman / Aci

Decise di ricorrere ad Aleksej Orlov, fratello di uno dei suoi vecchi amanti, il conte Grigorij. Orlov si prese del tempo. Fece girare a Venezia la voce che era caduto in disgrazia presso la zarina. Impietositasi, Tarakanova non tardò a mettersi in contatto con lui per dimostrargli il suo sostegno e ricordargli che, vista la situazione, ormai erano entrambi nemici di Caterina. Gli assicurò pure che, se si fosse schierato dalla sua parte, una volta al potere lo avrebbe colmato di onori in virtù della sua esperienza nel governo e del suo talento politico.

Orlov non avrebbe mai immaginato con quale facilità la preda sarebbe caduta nella trappola. Propose subito a Elizaveta di incontrarsi e la invitò a Livorno, dov’era ancorata la flotta russa. Dopo l’incontro, Aleksej le disse di essere rimasto colpito dalla sua persona e le offrì il suo incondizionato appoggio. Non solo: fingendo un’improvvisa passione, le chiese di sposarlo. Elizaveta accettò, forse perché irretita dai modi seducenti del conte oppure perché lo considerava veramente un valido alleato. Le nozze vennero fissate da lì a poche settimane.

Con il pretesto che la cerimonia dovesse essere legittima in vista di un futuro da regnanti, Orlov chiese di poterla celebrare a bordo del vascello di cui era capitano, ovvero in territorio russo. La Tarakanova accettò, e fu quello il suo grande errore. Il giorno previsto per le nozze Elizaveta, vestita di tutto punto, salì sulla scialuppa che l’avrebbe condotta all’imbarcazione. Non appena mise piede sul ponte della barca non fu ricevuta, come immaginava da un fidanzato innamorato, bensì da un plotone di soldati agli ordini dello stesso Orlov, che l’arrestò in nome di sua maestà imperiale Caterina II.

La principessa Tarakanova. Olio di Konstantin Flavickij, Gosudarstvennaja Tret’jakovskaja Galereja, Mosca

La principessa Tarakanova. Olio di Konstantin Flavickij, Gosudarstvennaja Tret’jakovskaja Galereja, Mosca

Foto: Bridgeman / Aci

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Prigioniera della zarina

La nave partì subito alla volta di San Pietroburgo, dove Elizaveta Tarakanova venne reclusa in una lugubre cella della sinistra fortezza dei SS. Pietro e Paolo. Qui fu sottoposta a numerosi interrogatori ma, nemmeno sotto tortura, si contraddisse mai o negò di essere la figlia della zarina Elisabetta e del conte Razumovskij. L’imperatrice capì che niente o nessuno avrebbe fatto desistere Tarakanova dal suo proposito di contenderle il trono e ordinò di rinchiudere la rivale a vita. Ufficialmente Elizaveta Tarakanova morì nella sua cella alla fine del 1775. Il suo boia sarebbe stato la tubercolosi, contratta a causa del freddo e dell’umidità della prigione. Altri invece preferiscono credere alla leggenda secondo la quale la principessa morì annegata in una delle frequenti piene della Neva durante il disgelo, che inondavano copiosamente le celle della fortezza.

In ogni caso, la tragica morte della principessa pose fine alle sue ambizioni e la trasformò in un simbolo del dissenso e della resistenza contro la grande zarina Caterina II.

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