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Come gli elefanti venivano raffigurati dagli illustratori nel Medioevo

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Gli artisti dell’Europa del Medioevo dovevano basarsi su descrizioni orali e scritte per le illustrazioni di alcune bestie, come gli elefanti. Questo portò a un’incredibile varietà di raffigurazioni. 

DI TOM METCALFE

PUBBLICATO 18-08-2023



Come gli elefanti venivano raffigurati dagli illustratori nel Medioevo 

Alcuni cavalieri su un elefante da guerra – dalla strana proboscide a forma di tromba – respingono degli assalitori a cavallo, mentre altri elefanti combattono nella parte inferiore di questa immagine tratta dal Bestiario di Rochester (Rochester Bestiary), realizzato a Londra intorno al 1250. Nell’Europa di epoca medievale erano pochi gli artisti ad aver visto dal vivo un elefante, per questo sono state create fantasiose versioni di questi pachidermi che affascinano ancora oggi.

ILLUSTRAZIONE DI BRITISH LIBRARY


Nell’Europa medievale, parte integrante dell’opera degli illustratori, che avevano essenzialmente il compito di plasmare la moralità dell’umanità, era raffigurare animali che non avevano mai visto, come gli elefanti.

Quello che contava di più era ciò che tali creature rappresentavano in termini spirituali cristiani: così un leone poteva rappresentare le virtù della forza e del coraggio, mentre un serpente e il suo veleno potevano rappresentare il peccato.

Tali raffigurazioni comparivano accanto alle storie bibliche e in straordinari manoscritti miniati, tra cui i bestiari illustrati, che venivano realizzati a mano prima che la stampa diventasse dominante nel XVI secolo.

Tra le prime rappresentazioni di bestie fantastiche risalenti all’Europa m... ci sono gli elefanti. Il legame che instaurano questi animali con l’unico cucciolo che allevano ogni volta rappresentava la devozione, mentre le storie di elefanti attenti e accuditivi nei confronti di animali più piccoli simboleggiavano la gentilezza verso gli altri. Si diceva anche che gli elefanti rappresentassero la redenzione spirituale di Gesù Cristo, forse per la loro grande forza che si pensava fosse in grado di sollevare una persona dal peccato.

Il problema, tuttavia, era che solo pochi artisti nell’Europa di epoca medievale avevano visto dal vivo un elefante: per questo motivo furono create molteplici e sorprendenti versioni di questi pachidermi che ancora oggi appaiono affascinanti.



Come gli elefanti venivano raffigurati dagli illustratori nel Medioevo 

I cavalieri di Alessandro Magno colpiscono con le loro lance degli elefanti, in questa miniatura tratta dal Talbot Shrewsbury Book, realizzato in Francia intorno al 1445.

ILLUSTRAZIONE DI BRITISH LIBRARY


Giganteschi combattenti di draghi

Gli elefanti erano gli animali più grandi tra tutti quelli che Dio aveva creato. Si diceva che fossero nemici mortali dei draghi. Pertanto, così come gli elefanti rappresentavano Cristo, i draghi rappresentavano il diavolo. Diverse illustrazioni medievali li mostrano che partoriscono nei laghi, in modo che i draghi non possano rapire i loro piccoli.

Gli elefanti apparvero per la prima volta in Europa insieme gli eserciti invasori già nel 280 a.C., quando il re ellenistico Pirro ne portò con sé 20 nel tentativo (non riuscito) di invadere l’Italia. Decenni dopo, il generale cartaginese Annibale lo imitò, attraversando le Alpi con 37 elefanti da guerra durante la seconda guerra punica (che durò dal 218 al 201 a.C.).

All’epoca dell’Impero romano, elefanti provenienti dal Nordafrica e dall’India venivano regolarmente portati nella capitale, a volte come animali da guerra, ma spesso per le parate e i circhi. Questi animali comparivano spesso anche sulle monete romane.

Tuttavia, dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, nel V secolo d.C., gli elefanti – e le relative testimonianze dirette – praticamente scompaiono in Europa, anche se nei secoli successivi c’è traccia di alcuni esemplari che vengono donati a re e papi.

Di conseguenza, gli illustratori medievali successivi, compresi i monaci di clausura, avevano ben pochi riferimenti.

“Non conoscendo personalmente quale fosse l’effettivo aspetto di questo animale, gli illustratori dovevano affidarsi a descrizioni orali e scritte tramandate per ricostruire la morfologia dell’elefante, mettendo in atto un processo che di fatto ‘reinventava’ di volta in volta una creatura realmente esistente”, spiega l’artista tedesco Uli Westphal.

Westphal ha condotto ricerche sulle raffigurazioni degli elefanti in epoca medievale, e ha pubblicato un’opera che raccoglie decine di strane bestie che dovrebbero rappresentare elefanti, tra cui una creatura simile a un drago con una specie di tromba sul muso, un essere enorme e vagamente simile a un pesce con zampe e zanne e diversi cervi e cavalli con elaborati nasi simili a proboscidi.

Le ricerche di Westphal hanno anche individuato ‘gruppi’ di illustrazioni medievali di elefanti che – secondo l’artista – derivano da un’unica raffigurazione, che potrebbe essere stata la rappresentazione anatomicamente corretta di un elefante o un animale del tutto immaginario.

Queste straordinarie raffigurazioni ricordano l’antica storia – che si dice sia una parabola buddista – di un gruppo di uomini ciechi che incontrano un elefante e lo descrivono dopo aver toccato una singola parte del corpo del pachiderma: “come un muro”, dice uno, toccando il fianco; “come una corda”, dice un altro, afferrando la coda; “come un serpente”, dice un terzo, afferrando la proboscide.
 



Come gli elefanti venivano raffigurati dagli illustratori nel Medioevo 

Un drago intreccia la coda intorno alle zampe di un elefante, in questa immagine tratta dal Bestiario di Northumberland (Northumberland Bestiary), realizzato in Inghilterra intorno al 1250. Gli elefanti erano gli animali più grandi tra tutti quelli creati da Dio e si diceva che fossero i nemici mortali dei draghi.

ILLUSTRAZIONE DI GETTY MUSEUM




L’elefante di Eleazaro

La storia biblica di Eleazaro Maccabeo è una fonte particolarmente ricca di illustrazioni medievali di elefanti.

Eleazaro era un fratello di Giuda Maccabeo che, durante la Rivolta dei Maccabei intorno al 165 a.C., si dice abbia ucciso in battaglia un elefante da guerra nemico scivolando sotto di lui e trafiggendolo con la sua lancia; l’elefante è poi crollato sul guerriero, schiacciandolo a morte.

La storia di Eleazaro nel Primo libro dei Maccabei è stata collegata al concetto di martirio cristiano, per cui è stata spesso rappresentata nei manoscritti cristiani medievali, afferma lo storico Henry Abramson della Touro University di New York.

Sembra, tuttavia, che nessuno di questi artisti medievali avesse mai visto un elefante dal vero; quindi essi non potevano immaginare come si potesse scivolare sotto un tale animale.

Per questo, tra gli elefanti immaginari raffigurati accanto ai racconti cristiani su Eleazaro si trovano le più straordinarie rappresentazioni medievali di questo pachiderma: in alcuni casi simile a un cavallo, o a un enorme cane, in altri a un sinuoso gatto con la proboscide.
 



Come gli elefanti venivano raffigurati dagli illustratori nel Medioevo 

Questo affresco tardogotico che si trova nel chiostro del Duomo di Santa Maria Assunta a Bressanone raffigura la storia biblica di Eleazaro Maccabeo, che ha come protagonista un elefante da guerra che trasporta le truppe dei Seleucidi. Il guerriero maccabeo uccide l’elefante trafiggendogli la pancia, ma alla fine muore perché il pachiderma gli crolla addosso.

FOTOGRAFIA DI TERENCE KERR/ALAMY


In ogni caso, l’elefante porta sul dorso un’enorme costruzione simile a un fortino pieno di guerrieri – una sorta di howdah per gli arcieri – e il guerriero Eleazaro è sdraiato sotto l’animale.

“Credo che la versione di elefante che mi piace di più sia quella che mi ricorda il Dr. Seuss”, racconta Abramson, “Ha una specie di naso a trombetta, con increspature lungo la proboscide”.

Questi elefanti immaginari si sono dimostrati resilienti, anche di fronte alle descrizioni autentiche degli animali reali.

Nel corso della sua attività di ricerca, Westphal ha scoperto che anche quando gli illustratori medievali realizzavano rappresentazioni abbastanza accurate degli elefanti – magari basandosi su una rara descrizione di qualcuno che li aveva visti in prima persona – spesso finivano per ritrarre i pachidermi con caratteristiche più fantastiche.

“Non era importante quale fosse l’aspetto reale degli elefanti”, afferma Westphal, “era più importante il loro significato”.
 



Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.






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