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Arte da abitare 2. La casa nell’antica Grecia. Ambienti, mobili e oggetti nell’antica Grecia.

Autore: Giuseppe Nifosì  Pubblicato in Arte da abitare – Data: Maggio 12, 2021

https://www.artesvelata.it/arte-abitare-2-casa-antica-grecia/

Le scarse informazioni giunte sino a noi relative alle tipologie di abitazioni private nell’antica Grecia sono fornite più dalla letteratura classica e dalla ceramografia che dagli scavi archeologici. Le case greche, infatti, erano costruite con materiali deperibili (legno e mattoni crudi) che non hanno resistito allo scorrere del tempo; inoltre, a differenza di molti edifici pubblici, sono state oggetto di continue trasformazioni e ricostruzioni, che hanno cancellato ogni traccia del loro aspetto originario. La casa nell’antica Grecia.

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La casa greca

Le fonti storiche riferiscono che in Grecia la casa non era particolarmente ampia o sontuosa. Fino al III sec. a.C., infatti, la maggioranza dei Greci viveva quasi al limite della sussistenza e la vita quotidiana si svolgeva soprattutto nei luoghi di aggregazione sociale, ossia nelle piazze o nelle palestre.


Pianta delle tre case del IV sec. a.C. ritrovate ad Atene a sud dell’agorà. Al centro, il peristilio.

La casa, gestita essenzialmente dalla donna, presentava i diversi ambienti organizzati intorno a un peristilio, ossia un cortile porticato. Quest’ultimo era riservato alla vita familiare; vi si affacciavano il “gineceo”, cioè la stanza dove le donne filavano, tessevano e trascorrevano buona parte del proprio tempo, nonché i soggiorni e le camere da letto, dette talami.


Brygos, Donna greca che fila, da un Oinochoe attico a sfondo bianco, 490 a.C. ca. Londra, British Museum.

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Donne che lavano i vestiti, da un vaso attico a figure rosse, 470-460 a.C. Parigi, Musée du Louvre.

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Pittore di Amasi (attr.), Lekythos attica raffigurante tessitrici di lana, 550-530 a.C. New York, Metropolitan Museum of Art (MET).

La donna padrona di casa

Dobbiamo ricordare che in Grecia le donne non godevano di alcun diritto politico o giuridico, al pari degli schiavi. Vivevano dunque confinate in casa. Se le donne sposate ogni tanto uscivano, le ragazze nubili non lasciavano quasi mai il gineceo (raramente passeggiavano nel peristilio della propria abitazione), perché dovevano vivere lontano dagli sguardi maschili. La donna sposata governava il suo piccolo regno domestico con autorità, ovviamente grazie all’assenso del marito, che peraltro stava quasi sempre fuori durante il giorno e non cenava neppure con lei. Per gli schiavi, ella era “la padrona”: era lei a tenere le chiavi di casa, soprattutto quelle del magazzino e della cantina. La casa nell’antica Grecia.


Lekythos ariballica con scena di gineceo. Cagliari, Museo Archeologico.

Leggiamo, nell’Economico di Senofonte (7, 35-37), cosa Iscomaco dice a sua moglie: «Dovrai restare a casa, far uscire tutti insieme i tuoi servi il cui lavoro è fuori e sorvegliare coloro che lavorano a casa; ricevere ciò che si porterà a casa, distribuire ciò che dovrai fare, prevedere ciò che dovrà essere messo da parte e badare a non fare per un mese la spesa che andrebbe bene per un anno. Quando ti si porterà la lana dovrai badare che si preparino gli abiti per coloro che ne hanno bisogno, che il grano delle provviste resti buono per un anno. Quando un servo sarà malato bisognerà sempre vegliare a che riceva le cure necessarie».


La padrona con la propria serva, Stele funeraria di Eghesò, 410 a.C. ca. Marmo, altezza 1,49 m. Atene, Museo Nazionale.

Ambienti e oggetti nelle case greche

Dalle testimonianze giunte fino a noi, sappiamo che, in Grecia, le case signorili presentavano soffitti stuccati, pareti affrescate con grandi fasce o riquadri monocromi che accoglievano alcuni quadri appesi. I pavimenti più eleganti erano decorati a mosaico. La casa nell’antica Grecia.


Spaccato prospettico di una delle tre case del IV sec. a.C. ritrovate ad Atene a sud dell’agorà.

Pochi erano i mobili, alcuni dei quali venivano spostati di stanza in stanza, secondo le necessità. La camera nuziale era dominata dal grande letto degli sposi; intorno si trovavano casse per contenere il corredo e altri oggetti, tavolini (spesso rotondi su tre piedi), sgabelli e sedie dai profili eleganti. Solo in età ellenistica apparvero veri e propri armadi a muro.


Giovane accanto a un tavolino, dalla Tomba del tuffatore, 480-470 a.C. Parete est. Paestum, Museo Archeologico Nazionale.

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Tavoletta votiva (pinax) raffigurante un rito che le fanciulle di Locri Epizefiri compivano in preparazione del matrimonio. Si riconoscono arredi e oggetti della casa. Vibo Valentia, Museo Archeologico.


Oggetti in terracotta provenienti dalla Puglia, IV secolo a.C. California (Usa), Getty Villa.


Vasi greci al Museo Archeologico di Atene.


Vasi greci al Museo Archeologico di Atene.

Tutte le stanze venivano riscaldate per mezzo di bracieri e illuminate con lucerne. Piccoli ambienti di servizio erano adibiti a cucine. Si cucinava prevalentemente su griglie, con pentole di terracotta e utensili di legno o di bronzo. I bagni erano dotati di catini e di corte vasche, che venivano, all’uso, riempite d’acqua calda. La casa nell’antica Grecia.


Disegno ricostruttivo di un bagno greco dotato di vasca.

I simposi

Un eventuale secondo peristilio aveva carattere pubblico; era circondato dagli ambienti dell’androceo, in cui gli uomini ricevevano i loro ospiti a cena o dopo cena. In alcune stanze, dette simposi, i commensali potevano adagiarsi su particolari lettini detti klìnai, bere il vino dalle kylikes (larghe coppe) e assistere a spettacoli di musica o danza.


Scena di simposio, dalla Tomba del tuffatore, 480-470 a.C. Parete nord. Paestum, Museo Archeologico Nazionale.

Queste klìnai, che ricordavano i nostri divanetti e venivano disposte lungo le pareti, presentavano un telaio in legno e un piano realizzato con strisce di cuoio intrecciate, sul quale veniva appoggiato il materasso. Gli ospiti vi si stendevano generalmente a coppie, con il braccio sinistro appoggiato al cuscino e il destro libero. La casa nell’antica Grecia.


Douris (attr.), Kylix attica con scena di simposio, 490-480 a.C. Roma, Città del Vaticano, Musei Vaticani.

Il pasto consumato durante i simposi era piuttosto parco: pane, zuppe di fagioli o lenticchie, formaggio, cipolle, olive, fichi. Rara la carne, più diffuso il pesce.

Talvolta durante questi simposi, dove non era ammessa la presenza femminile, si discuteva anche di filosofia, come ci rivelano le opere di Platone e di Senofonte. La casa nell’antica Grecia.


Una libagione simposiaca in una pittura vascolare attica a figure rosse da Vulci, 480 a.C. Parigi, Musée du Louvre.

Nella casa greca, tutti gli ambienti si distribuivano generalmente su un solo piano; in tal caso, gineceo e androceo erano collegati da un andito, cioè da un corridoio breve e stretto, oppure da ambienti di servizio, come la cucina e il bagno caldo con relativa stufa. Talvolta, però, il settore privato poteva trovarsi a un piano superiore. La copertura della casa era spesso caratterizzata da zone terrazzate, utilizzate durante l’estate.

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