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Il leggendario re di Babilonia, Nabucodonosor

https://www.storicang.it/a/il-leggendario-re-di-babilonia-nabucodon...


La Bibbia e gli storici antichi parlano di Nabucodonosor II come di un conquistatore implacabile e di un grande costruttore


Questo leone faceva parte della decorazione della grande via processionale di Babilonia che conduceva alla porta di Ishtar

Questo leone faceva parte della decorazione della grande via processionale di Babilonia che conduceva alla porta di Ishtar

Foto: Franck Raux/Rmn-Grand Palais

Mercoledì 9 marzo 1842 si tenne alla Scala di Milano la prima del Nabucco, la grande tragedia lirica di Giuseppe Verdi. Il successo dell’opera si è protratto fino ai nostri giorni: attualmente è una delle opere musicali più rappresentate del repertorio operistico mondiale. Il Nabucco, com’è noto, ha due temi principali. Da una parte, la ricerca della libertà da parte del popolo ebraico, che si trova in esilio, o cattività babilonese, in seguito alla conquista di Gerusalemme e alla distruzione del tempio per mano di Nabucco (il famoso re babilonese Nabucodonosor II). Dall’altra, il carattere di questo sovrano, di una superbia e una vanità estreme. L’opera racconta la storia del monarca che vuole diventare un dio. Successivamente impazzisce e solo quando riconosce la veridicità della divinità degli ebrei riesce a recuperare la sanità mentale.

Incisione che rappresenta la scenografia di Trombetti per la prima del Nabucco nel 1842

Incisione che rappresenta la scenografia di Trombetti per la prima del Nabucco nel 1842

Foto: Dea/Scala, Firenze

Realtà e leggenda

Non deve stupire che Verdi abbia scelto questo tema per un’opera. Nessun altro re mesopotamico ha goduto di altrettanta fama postuma né ha lasciato un’eredità così importante ai posteri. Storici, letterati, poeti, artisti, musicisti e, più recentemente, cineasti hanno ricostruito la figura di questo antico sovrano babilonese mettendone in evidenza il potere e la ricchezza, ma anche le azioni vendicative e la follia. Partendo da questo sfondo, non è facile ricostruire chi fu veramente l’uomo cui è stata attribuita una personalità così piena di luci e di ombre. Soprattutto perché le informazioni su di lui provenienti dalle fonti dell’epoca – ovvero delle tavolette in lingua accadica – sono scarse e frammentarie.

Costume del personaggio di Nabucco nell'opera di Verdi. 1842, Museo teatrale della Scala di Milano

Costume del personaggio di Nabucco nell'opera di Verdi. 1842, Museo teatrale della Scala di Milano

Foto: Dea/Album

La leggenda intorno a Nabucodonosor II sorse in una certa misura già durante il suo regno. La propaganda ufficiale gli attribuiva una condizione semidivina: in numerose iscrizioni commemorative appare come “il preferito del dio Marduk”, come il monarca che venera i grandi dèi del pantheon mesopotamico e garantisce al suo popolo la legge e la giustizia. Il suo nome babilonese, Nabu-kudurri-usur – trasformato in Nabucodonosor nella versione biblica –, significa “dio Nabu, proteggi mio figlio primogenito”. Nabu era il dio babilonese della saggezza. Gli storici antichi tramandarono il ricordo della grandezza del suo impero, e in particolare di Babilonia, la sua maestosa capitale.

Lo storico ebreo del I secolo d.C. Tito Flavio Giuseppe, per esempio, raccolse preziose informazioni sul sovrano e sulla sua dimora con lo straordinario giardino che si trovava dentro le mura. Secondo il racconto, Nabucodonosor eresse l’edificio in soli 15 giorni. Fece costruire inoltre delle enormi terrazze di pietra circondate da una grande varietà di alberi, a imitazione delle montagne. In questo modo Nabucodonosor volle costruire una specie di “paradiso pensile” per compiacere la moglie di origine meda, che era afflitta dalla nostalgia per il paesaggio montagnoso della sua terra natale (l’antica Persia nord-occidentale). Ma l’archeologia non ha potuto documentare l’esistenza di questi giardini pensili, né i testi cuneiformi dell’epoca hanno corroborato la notizia menzionata da Flavio Giuseppe che vuole Nabucodonosor sposato con Amitis, la figlia dell’ultimo re della Media, Astiage.

Panoramica attuale delle rovine di Babilonia, così come fu ricostruita dagli archeologi iracheni tra il 1970 e il 1990

Panoramica attuale delle rovine di Babilonia, così come fu ricostruita dagli archeologi iracheni tra il 1970 e il 1990

Foto: Fotosearch/Age fotostock

Il re conquistatore

La fama di Nabucodonosor era strettamente legata all’attività militare e di conquista, che fece sì che durante il suo regno l’impero babilonese raggiungesse la sua massima espansione: la frontiera nord arrivava a Karkemish (nell’attuale Turchia), lungo il corso superiore dell’Eufrate. La costa mediterranea costituiva la frontiera occidentale, l’Egitto e la penisola araba delineavano quella meridionale, e le città mede e persiane quella orientale. Il re di Babilonia condusse incessanti campagne militari, soprattutto contro Egitto, Palestina e Siria. Non appena fu incoronato re, a soli 25 anni, Nabucodonosor intraprese continue operazioni militari allo scopo di espandere e consolidare l’impero babilonese spingendo gli egiziani verso sud.

Lo stato più esteso e potente della regione palestinese era il regno ebraico di Giuda, con capitale Gerusalemme, che rappresentava quindi il maggior ostacolo alle ambizioni espansionistiche del nuovo monarca babilonese. Nel 601 a.C., secondo quanto riportano documenti in aramaico provenienti da Saqqara, in Egitto, Nabucodonosor sottomise il re Ioaikim. Ma questi, pochi anni dopo, rifiutò la sovranità babilonese, spingendo Nabucodonosor a mettere sotto assedio Gerusalemme.

La distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor nel 587 a.C. Olio di William Brasseu Hole (1846-1917)

La distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor nel 587 a.C. Olio di William Brasseu Hole (1846-1917)

Foto: Look and learn/Bridgeman/Aci

La città cadde pochi anni dopo e Nabucodonosor pose Sedecia sul trono di Giuda, in sostituzione del nipote Ioaichin, il figlio che era appena succeduto a Ioaikim, morto nel frattempo. Ciononostante, questo non impedì il sorgere di una nuova crisi qualche anno più tardi. Approfittando di alcuni disordini a Babilonia, la città di Tiro si rifiutò di versare i tributi dovuti e il regno di Giuda si ribellò al sovrano babilonese.Questa situazione obbligò Nabucodonosor a tornare nella zona. Nel 588 a.C. Tiro e Gerusalemme furono sottoposte a un assedio totale. Tiro, situata su un’isola, resistette tredici anni, mentre Gerusalemme cadde nell’agosto del 587 a.C. e fu oggetto di un saccheggio sistematico e della distruzione del tempio. Una parte della popolazione ebraica, tra cui lo stesso re Ioiachin e la sua famiglia, fu deportata a Babilonia. Dal 586 a.C. tutta la regione occidentale del Vicino Oriente si ritrovò sotto il giogo babilonese.

L’esecuzione dei figli del re di Giuda, Sedecia, rappresentata nell'olio del 1787. François- Xavier Fabre

L’esecuzione dei figli del re di Giuda, Sedecia, rappresentata nell'olio del 1787. François- Xavier Fabre

Foto: Beaux-arts de Paris/Rmn-Grand Palais

Nabucodonosor e gli ebrei

La tragica caduta di Gerusalemme e il trasferimento forzato della sua popolazione a Babilonia lasciarono un segno profondo nella coscienza ebraica e contribuirono in modo decisivo a fissare l’immagine postuma di Nabucodonosor. Un’immagine che, comunque, non fu sempre negativa. Certo, l’Antico testamento ritrae quello dell’esilio del popolo ebraico a Babilonia tra il 586 a.C. e il 537 a.C. come un periodo di prova e sofferenza, e il re babilonese appare come un crudele tiranno ossessionato dal potere.

Nabucodonosor. Incisione di William Blake. 1868. British Library, Londra

Nabucodonosor. Incisione di William Blake. 1868. British Library, Londra

Foto: Bridgeman/Aci

Ma, allo stesso tempo, Nabucodonosor è considerato anche uno strumento nelle mani di Dio, che svolge una funzione positiva nella storia della salvezza ebraica. Nel libro di Geremia, questo profeta ringrazia Nabucodonosor per la protezione accordatagli e proclama che disobbedirgli è un’empietà. Un altro profeta dell’esilio, Ezechiele, afferma la stessa cosa. Ciononostante, la tradizione storica successiva avrebbe imposto un’immagine negativa di Nabucodonosor. La rappresentazione del sovrano giunta fino a noi è quella di un mostro senza scrupoli. Nel corso del tempo gli sono stati attribuiti peccati mortali come la blasfemia, la sete di sangue e la propensione a mentire. Per questi peccati Nabucodonosor è stato castigato da Dio con l’attacco di pazzia evocato dall’artista inglese William Blake nel celebre quadro Nebuchadnezzar e successivamente da Giuseppe Verdi nella sua opera immortale.

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